Romania, ballottaggio ad alta tensione tra George Simion e Nicușor Dan

Bruxelles – Nel Super Sunday elettorale del Vecchio continente, le urne saranno aperte in Polonia, Portogallo e Romania, con lo spettro di un rafforzamento sostanziale delle destre radicali che intimorisce non poco Bruxelles.
A Bucarest, la tensione è alle stelle per il ballottaggio delle presidenziali che vedrà sfidarsi l’ultranazionalista George Simion e il centrista Nicușor Dan, sindaco della capitale. I sondaggi danno i due candidati molto vicini in un testa a testa che si combatterà sul filo del rasoio. Chi vincerà deciderà sulle questioni internazionali e sulla formazione di un nuovo governo per cercare di tirare il Paese balcanico fuori dall’abisso della crisi politica in cui è sprofondato negli ultimi mesi.
La saga politica romena
Domenica prossima (18 maggio) andrà in onda il prossimo episodio della saga quasi fantascientifica delle presidenziali romene. La politica dello Stato balcanico, membro Ue e Nato, è stata messa sottosopra negli ultimi sei mesi a seguito di una grave crisi che non può ancora dirsi finita, iniziata col primo turno delle elezioni per cambiare il vertice della Repubblica a novembre dell’anno scorso.
A sorpresa, quella votazione era stata stravinta dal candidato indipendente, ultranazionalista e filorusso Călin Georgescu. Ma la Corte costituzionale aveva poi annullato il voto a inizio dicembre a causa di pesanti interferenze russe e di irregolarità nella condotta di Georgescu, arrivando un paio di mesi fa a estrometterlo dalla competizione elettorale.
La sua eredità politica è stata raccolta da George Simion, il leader del partito di destra radicale Aur, che al primo round delle nuove presidenziali tenutosi lo scorso 4 maggio ha sbancato ottenendo quasi il 41 per cento delle preferenze. Il 38enne nazional-populista ha fatto incetta di voti soffiando sul fuoco del discontento che divampa in Romania, una giovane democrazia alle prese con grossi problemi economici i cui cittadini hanno perso fiducia nelle istituzioni statali, considerate l’emblema di un sistema irrimediabilmente corrotto.
Cosa dicono i sondaggi
Simion era dato fino a poco tempo fa come il grande favorito per il ballottaggio di dopodomani. Eppure, negli ultimi giorni il distacco di Nicușor Dan sul suo avversario è andato riducendosi, portando il primo cittadino della capitale più vicino ad un testa a testa (al primo turno si è fermato appena sotto al 21 per cento). Ora, le rilevazioni danno entrambi i candidati in una forbice compresa tra il 48 e il 52 per cento, con un lieve vantaggio del leader di Aur che però rientra nel margine di errore.
Simion (che non ha esperienze di governo e ha saltato quasi tutti i dibattiti televisivi, facendo campagna principalmente online) è convinto di avere già la presidenza in tasca, ma – a voler dar credito alle proiezioni – la partita sembrerebbe più aperta che mai per il sindaco di Bucarest, eletto nel 2020 e confermato l’anno scorso. Alla fine, il vero game changer potrebbe essere l’affluenza: secondo gli analisti, le possibilità di Dan saranno tanto più alte quanti più elettori si recheranno alle urne, compresi quelli della diaspora (circa un quinto del totale).
Le conseguenze internazionali del voto
Il voto di domenica è presentato da diversi osservatori come un referendum sul collocamento internazionale di Bucarest. Se dovesse vincere il leader dell’ultradestra, alleato in Europa coi Fratelli d’Italia – il governo di Giorgia Meloni è “un modello” per lui, dice – e il PiS polacco all’interno dei Conservatori e riformisti (Ecr), nonché ammiratore dell’autoritario leader ungherese Viktor Orbán, la Romania potrebbe spostarsi dall’oggi al domani su posizioni decisamente più euroscettiche.
Grande fan di Donald Trump, Simion si unirebbe inoltre al novero dei membri del Consiglio europeo (come Orbán e il premier slovacco Robert Fico) che continuano a mettere i bastoni tra le ruote al sostegno per Kiev. Tuttavia, sta provando a smarcarsi dalle accuse di vicinanza al Cremlino che hanno segnato la sorte del suo “mentore” Georgescu: la Russia “è il rischio più grande per la Romania”, ha dichiarato giusto ieri parlando ai giornalisti nei corridoi dell’Eurocamera.
Avem prieteni, avem aliați, dar cel mai important este că îl avem pe Dumnezeu !
Grazie mille, Leonessa @GiorgiaMeloni !
Insieme verso la vittoria!Material publicitar politic
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“Ma un rischio ancora più grande è avere una spaccatura nel mondo libero“, ha aggiunto, sostenendo che l’allineamento euro-atlantico di Bucarest non è in discussione: “Abbiamo tre pilastri alla base della nostra strategia di sicurezza: il nostro partenariato strategico con gli Stati Uniti, l’appartenenza alla Nato e l’appartenenza all’Ue”. Semmai, ha ragionato, quella da combattere è l’idea di un superstato federale europeo in nome di un’unione di nazioni sovrane.
Le sfide domestiche
A livello interno, invece, un’importante decisione che spetterà al prossimo presidente sarà la nomina di un nuovo primo ministro, per occupare il posto rimasto vacante dopo le dimissioni del premier Marcel Ciolacu. Il leader socialdemocratico ha fatto un passo indietro in seguito alla batosta elettorale subita dal candidato sostenuto dalla coalizione di governo (il suo Psd, i liberali del Pnl e il partito che rappresenta la minoranza ungherese, l’Udmr), Crin Antonescu.
E proprio qui, tra il ballottaggio e il futuro dell’esecutivo, sembra aprirsi un ulteriore caso politico. Dan, un matematico 55enne che si è presentato alle elezioni da indipendente, è sostenuto dal Pnl e dai liberal-conservatori dell’Usr (che per appoggiarlo hanno scaricato la propria leader il mese scorso).
Ma ad assordare le forze europeiste è il silenzio dei socialdemocratici, che si sono rifiutati di offrire il loro endorsement al sindaco di Bucarest. Addirittura la famiglia europea del partito di Ciolacu, il Pse, li ha scavalcati per suggerire agli elettori romeni di votare il candidato pro-Ue e pro-Ucraina. Stando alle indiscrezioni mediatiche che circolano in Romania, il Psd starebbe accarezzando l’idea di mettere in piedi una maggioranza parlamentare con l’Aur.
Del resto, è stato lo stesso Simion a dichiarare che, se eletto, cercherà un consenso quanto più ampio possibile per trarre il Paese fuori dalla spirale d’instabilità. Dopo aver inizialmente caldeggiato la possibilità di nominare Georgescu come premier, più di recente ha suggerito che potrebbe dialogare pragmaticamente con lo stesso Dan.
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