Von der Leyen lavora a un “fondo unico” per Pac e Coesione. Gli agricoltori si ribellano

Bruxelles – Partnerhisp nazionali e regionali per investimenti e riforme, Fondo per la competitività, Europa globale: sono i pilastri su cui la Commissione europea sta costruendo il prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2028-2034 dell’Unione europea. Un’architettura che emerge da un documento preparato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dal commissario al Bilancio, Piotr Serafin, come bussola della discussione tra i commissari, e che mostra la volontà dell’esecutivo europeo di accorpare in un ‘fondo unico’ – chiamato partnership nazionali e regionali per investimenti e riforme – diversi programmi europei tra cui la Politica agricola comune (Pac) e la Coesione.
“Il nostro bilancio attuale è stato progettato per un mondo che non esiste più, il mondo del 2020” mentre il prossimo “deve essere meno rigido” e “produrre risultati laddove è necessario: rapidamente, efficientemente e con impatto”, ha scandito von der Leyen, oggi, nel suo intervento alla Conferenza annuale 2025 sul bilancio Ue. In particolare, “abbiamo bisogno di maggiore coerenza nel finanziamento delle nostre priorità” perché “oggi diluiamo il nostro potere di spesa su troppi strumenti e non coordiniamo a sufficienza tra il livello europeo, nazionale e regionale, il settore privato e le altre istituzioni”, ha affermato. Un progetto di snellimento dei capitoli del bilancio che, però, non trova il favore del mondo agricolo che ha deciso di tornare in piazza, oggi, nella “prima mobilitazione paneuropea a sostegno di un bilancio della Pac aumentato e adeguato all’inflazione, in risposta alle crescenti preoccupazioni relative all’idea di un ‘fondo unico’”. Organizzata congiuntamente da Fwa, Boerenbond e Copa-Cogeca a Bruxelles, in concomitanza con la conferenza della Commissione europea sul bilancio dell’Ue, la mobilitazione ha lanciato l’allarme sul fatto che “l’agricoltura e la sicurezza alimentare dell’Ue rischiano di crollare come un castello di carte senza chiarezza sul bilancio della Politica agricola comune (Pac).
Nel documento interno, von der Leyen e Serafin precisano che “l’attuale bilancio a lungo termine contiene una serie di fondi preassegnati agli Stati membri, nell’ambito della politica di coesione, dell’agricoltura, del clima, della pesca e degli affari interni, che richiedono una programmazione nazionale/regionale” e che “ogni cambiamento o nuovo obiettivo richiede modifiche legali”, cosa “che rende questi fondi rigidi” e “comporta complessità”. Perciò, “riunire le azioni finanziate da questi fondi nell’ambito di partenariati nazionali e regionali per investimenti e riforme nell’ambito degli obiettivi e delle priorità politiche dell’Ue apporterebbe efficienze ai beneficiari, ridurrebbe le sovrapposizioni e aumenterebbe considerevolmente la flessibilità, e quindi l’impatto del nostro bilancio”, scrivono.
In questo contesto, nel suo discorso di oggi, von der Leyen ha precisato che “le autorità locali devono essere profondamente coinvolte nella progettazione di riforme e investimenti, perché ogni territorio ha le sue esigenze specifiche” e che il prossimo bilancio “sarà costruito su una nuova struttura: sarà incentrato su ‘partenariati nazionali e regionali per investimenti e riforme'” che “saranno plasmati dalle priorità europee”. Di fatto, gli Stati membri e le loro regioni potranno “elaborare i propri piani in base alle proprie esigenze specifiche” e “invece di una moltitudine di esercizi di programmazione separati e non sincronizzati, i partenariati nazionali e regionali riunirebbero tutti gli investimenti e le riforme rilevanti per il raggiungimento delle priorità dell’Ue”, “semplificando l’attuazione dei fondi Ue e riducendo drasticamente i costi amministrativi”, si legge nel documento interno.
La presidente, però, sa di dover dare rassicurazioni al mondo agricolo, refrattario all’ipotesi dell’accorpamento dei programmi, e nel suo discorso ha tenuto a “dire molto chiaramente” che “nel nostro prossimo bilancio, la politica di coesione e la politica agricola comune saranno al centro dell’attenzione, modernizzate e meglio adattate alle sfide odierne”. Parole che, per ora, non sembrano colmare la distanza. “La questione del bilancio è ben lungi dall’essere una questione tecnica; è una priorità politica fondamentale che determina l’ambizione e la coerenza complessiva delle politiche agricole europee. Senza di essa, l’intera struttura potrebbe crollare come un castello di carte”, ha affermato il presidente del Copa, Massimiliano Giansanti, nella manifestazione. “Per questo motivo non possiamo accettare la dissoluzione della Pac in un unico fondo o qualsiasi tentativo di ulteriore rinazionalizzazione, né una proposta affrettata per la prossima Pac presentata a luglio insieme al Qfp post-2027, senza chiarezza sulle risorse disponibili, sulla governance o su un’adeguata consultazione con il settore”, ha sottolineato. E la manifestazione di oggi non èstata ignorata da Bruxelles: in una nota ufficiale, il Copa-Cogeca ha sottolineato che “molti membri del Parlamento europeo” sono “accorsi per esprimere il loro sostegno all’azione lampo” e che, a margine, “si è svolto un incontro tra i vertici del Copa e della Cogeca e il commissario per il Bilancio Piotr Serafin” che “si è dimostrato disponibile ad ascoltare e ad approfondire il dialogo con i rappresentanti degli agricoltori e delle cooperative agricole europee” e “ha rassicurato sul suo impegno a dare priorità alla sicurezza alimentare e a mantenere il sostegno al settore attraverso la Politica agricola comune”.
In generale, nel nuovo Qfp Bruxelles punta a “un migliore equilibrio tra prevedibilità e flessibilità degli investimenti”, anche andando a incidere sulla durata del quadro perché “mantenere un orizzonte di 7 anni sarebbe concepibile, nell’attuale contesto di cambiamento, solo se si riuscisse a ottenere una flessibilità significativamente maggiore flessibilità all’interno del quadro finanziario e dei suoi programmi”. Oltre all’accorpamento dei programmi come Coesione e Pac nei partenariati nazionali e regionali, la Commissione punta ad unire “i numerosi programmi che contribuiscono con successo alla competitività” – come Horizon Europe, il Programma Europa Digitale, il Fondo per l’Innovazione, il Programma Europeo di Difesa, il Programma Spaziale – in “un vero e proprio Fondo europeo per la competitività, che fornisca un sostegno coerente lungo tutto il percorso dell’investimento, dalla ricerca, allo scale-up, alla diffusione industriale, alla produzione”. Per quanto riguarda l’Europa globale, poi, l’idea della Commissione è di creare “Fondo globale per l’Europa” che “consentirà di dare una risposta su misura a ciascuna regione e a ciascun Paese partner, creando pacchetti di partenariato completi per ciascuna zona geografica” che “rafforzeranno il legame tra l’azione esterna e le priorità interne, come la sicurezza energetica, l’approvvigionamento di materie prime essenziali, l’azione per il clima, la connettività, la migrazione e la difesa” e che riguarderanno anche i Paesi candidati “per accelerarne l’adesione”.
Infine, al di là della struttura per la presidente c’è un elemento fermo: l’esigenza di “nuove fonti di finanziamento” nel prossimo bilancio pluriennale. “Dobbiamo finanziare nuove priorità e dobbiamo iniziare a rimborsare i prestiti contratti per NextGenerationEU. È chiaro che i bilanci nazionali da soli non possono sostenere il peso di tutto questo. Quindi abbiamo bisogno di nuove risorse proprie. Abbiamo già un pacchetto di proposte sul tavolo oggi. Stiamo anche lavorando a proposte aggiuntive. Sarà una discussione difficile, perché non esiste una soluzione miracolosa. Ma l’equazione di bilancio è scoraggiante. È giunto il momento di trovare una soluzione”, ha concluso.
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