Calo della produttività e dazi gravano sull’Italia, l’Ue taglia le stime di crescita per 2025 e 2026

Maggio 19, 2025 - 12:30
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Calo della produttività e dazi gravano sull’Italia, l’Ue taglia le stime di crescita per 2025 e 2026

Bruxelles – Italia, indietro tutta. Colpa di tensioni commerciali, incertezze globali, misure e problemi strutturali, la crescita sarà meno alta del previsto. Non per il 2024, che la Commissione europea, nelle previsioni economiche di primavera, lascia invariate rispetto a quelle di novembre (0,7 per cento). Per il 2025 e il 2026 Bruxelles taglia 0,3 punti percentuali di crescita, con l’aumento del Prodotto interno lordo tricolore atteso adesso allo 0,7 per cento e allo 0,9 per cento, rispettivamente.

Per l’Italia c’è certamente un problema in atto, perché, rileva l’esecutivo comunitario, “tra i maggiori Stati membri dell’Ue nel 2024 si sono registrati ulteriori cali della produttività del lavoro in Germania e Italia“. Questo spiega le difficoltà italiane, che però rischiano di pagare la politica aggressiva del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L’Italia figura nella lista dei Paesi “fortemente esposti” alle misure commerciali minacciate e decretate dalla Casa Bianca. Per cui, mentre si prevede un’accelerazione della domanda interna nel 2025, “i dazi commerciali statunitensi influenzeranno le esportazioni di beni“.

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Se pure il lavoro della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che pure si è recata a Washington per cercare di disinnescare crisi, dovesse aver prodotto dei risultati, a oggi a Bruxelles non si vedono e si guarda all’Italia con i dubbi del caso. Dati alla mano, nel 2026 il Paese sarà ultimo in tutta l’Ue per ritmo di crescita (0,9 per cento, insieme al Belgio).

Conti pubblici, aumenta il debito

Ad una crescita anemica si aggiunge per l’Italia anche una traiettoria ascendente del rapporto debito/Pil, in aperta violazione di impegni e regole europee. La curva recita: 134,6 per cento nel 2023, 135,3 per cento nel 2024, 136,7 per cento nel 2025 e 138,2 per cento nel 2025. Un problema, per un Paese già sotto osservazione per l’andamento dei conti. Una situazione che si è deteriorata anche per effetto del Superbonus voluto dall’allora governo Conte bis. Perché, rileva ancora l’esecutivo comunitario, nel 2024 il debito è aumentato “principalmente a causa di un aggiustamento stock-flow che ha incrementato il debito, correlato all’impatto ritardato sull’indebitamento di cassa dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni edilizie”.

Deficit in calo, ma ancora alto

L’Italia può invece vantare una curva discendente per quanto riguarda il deficit, altro elemento a cui si guarda con attenzione nella valutazione dello stato di salute dei conti pubblici nazionali. Il rinnovato patto di stabilità prevede regole ancor più stringenti, e multe più facili per chi non lo riduce entro la soglia del 3 per cento in rapporto al Pil e non si impegna ad allontanarsi da quella soglia. L‘Italia sforerà sia nel 2024 (3,4 per cento) sia nel 2025 (3,3 per cento), ma tornerà a rispettare le regole di bilancio comuni nel 2026 (2,9 per cento).

L’impegno di correzione potrebbe evitare, per ora, l’avvio di una procedura per deficit eccessivo, anche se su questo l’esecutivo comunitario tornerà a esprimersi a inizio giugno, quando adotterà il pacchetto del semestre europeo, l’insieme delle relazioni sul rispetto delle regole previste nel processo di coordinamento delle regole comuni.

Dal commissario per l’Economia, Valdis Dombrovskis, giunge un nuovo richiamo alle riforme: “I rischi per le prospettive rimangono orientati al ribasso, pertanto l’Ue deve adottare misure decisive per rafforzare la nostra competitività”.

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Redazione Italia24 News