Sebastião Salgado ci lascia: l’artista che ha ritratto la coscienza del pianeta

Si è spento a 81 anni Sebastião Salgado, celebre fotografo brasiliano che ha testimoniato la bellezza e il dolore della Terra. Lula: “Scattava con il cuore, non solo con l’obiettivo.”

Maggio 24, 2025 - 10:36
Maggio 24, 2025 - 14:29
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Sebastião Salgado ci lascia: l’artista che ha ritratto la coscienza del pianeta

Parigi – Si è spento a 81 anni Sebastião Salgado, uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea. Brasiliano, economista di formazione, fotografo per vocazione, ha raccontato per decenni l’umanità nelle sue pieghe più profonde, dalla miseria alla bellezza, dalla sofferenza alla resistenza. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva lo ha ricordato con parole toccanti: “Salgado non usava solo la macchina fotografica, usava il cuore.”

UN OCCHIO CHE HA ILLUMINATO IL MONDO

Nato ad Aimorés, in Brasile, nel 1944, Salgado ha cominciato a fotografare negli anni ’70, lasciando la carriera da economista per seguire la sua vera passione. Da allora ha attraversato oltre 120 paesi, realizzando reportage diventati iconici e progetti fotografici di profonda umanità: “Workers”, “Exodus”, “Genesis”, solo per citarne alcuni.

La sua fotografia in bianco e nero, potente e struggente, non cercava l’effetto ma l’essenza. Uomini, donne, bambini, migranti, minatori, profughi, foreste e ghiacciai: tutto ciò che Salgado ha ritratto portava con sé una verità universale. Uno sguardo che non si limitava a documentare, ma cercava di dare voce a chi non ce l’ha.

UNA VITA TRA LUCE E IMPEGNO

Insieme alla moglie Lélia, Salgado ha fondato l’Instituto Terra, un progetto di riforestazione nato su un terreno devastato dall’agricoltura intensiva. Con dedizione e amore, i due hanno piantato oltre due milioni di alberi, trasformando una terra arida in un ecosistema vivo.

Il loro impegno ambientale è stato lo sfondo dell’ultimo, monumentale lavoro: Genesis, un viaggio nelle zone incontaminate del pianeta per raccontarne la bellezza originaria e la fragilità.

L’ULTIMO SCATTO, L’ETERNA EREDITÀ

Salgado non ha mai voluto essere definito un fotografo di guerra, anche se ha raccontato conflitti, genocidi, carestie. Diceva: “La fotografia può essere un’arma contro l’indifferenza.” E lo è stata. Il suo lavoro è custodito nei più grandi musei del mondo, ma soprattutto nell’immaginario collettivo, dove i suoi volti restano come specchi delle nostre coscienze.

Il mondo perde un artista, ma resta un patrimonio di immagini che parlano ancora. Con poesia, con potenza, con rispetto.

“Chi guarda una fotografia di Salgado non vede solo un volto. Vede una storia, una lotta, un silenzio che grida.” – così lo ricordano oggi colleghi e fotografi di tutto il mondo.

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Redazione Italia24 News