Commercio Ue-Russia ai minimi storici, le importazioni sono crollate dell’86 per cento dall’inizio della guerra

Maggio 21, 2025 - 17:00
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Commercio Ue-Russia ai minimi storici, le importazioni sono crollate dell’86 per cento dall’inizio della guerra

Bruxelles – Continua il declino delle relazioni economiche tra Unione europea e Russia. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, gli scambi commerciali tra l’Ue e la Federazione russa hanno subito una drastica contrazione dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina: tra il primo trimestre del 2022 e lo stesso periodo del 2025, le importazioni europee di beni da Mosca si sono ridotte dell’86 per cento, il valore più basso registrato dal settembre 1999.

Il commercio di beni Ue-Russia tra il 2021 e il 2025 (Fonte: Eurostat)

Con le esportazioni di prodotti europei in Russia in leggerissimo aumento negli ultimi quattro mesi (+0,62 per cento) dopo il crollo partito nel 2022, il saldo commerciale dell’Unione con il Paese ha così raggiunto gli 0,8 miliardi di euro, in netto calo rispetto al massimo storico di 46,6 miliardi di euro registrato nel primo trimestre del 2022. Le quote della Russia nel commercio extra-Ue si sono gradualmente contratte dallo scoppio della guerra russo-ucraina, con la quota delle esportazioni verso la Russia che è scesa dal 3,2 per cento all’1,1 per cento in tre anni, mentre quella delle importazioni è crollata dal 9,3 per cento all’1,3 per cento nello stesso periodo.

Un ingrediente chiave del mutamento degli scambi è il settore energetico: i prezzi elevati di gas e petrolio nel 2021 e 2022 hanno generato un pesante disavanzo tuttavia, grazie a sanzioni, restrizioni alle importazioni e calo dei prezzi, il deficit energetico si è ridotto a 5,8 miliardi di euro nel primo trimestre 2025, dai 42,8 miliardi del 2022. In particolare, le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) dalla Russia, che avevano sperimentato un picco tra il primo trimestre 2021 e il secondo trimestre 2022, sono drasticamente scese negli ultimi anni, fino a raggiungere una quota del 19 per cento nel primo trimestre del 2025. Per riuscire a soddisfare la domanda di Gnl, l’Ue si è rivolta agli Stati Uniti, che nel 2025 sono diventati il principale fornitore, con una quota del 48 per cento. Nel caso del gas naturale in forma gassosa, la quota della Russia è passata dal 48 per cento al 17 per cento tra il primo trimestre 2021 e il primo trimestre 2025, con un contestuale aumento della quota della Norvegia (che ha guadagnato 11 punti percentuali), e dell’Algeria, diventata il primo fornitore con il 30 per cento.

I maggiori partner europei nel commercio di gas naturale tra 2021 e 2025 (Fonte: Eurostat)

Il settore petrolifero ha subito un cambiamento radicale. Nel primo trimestre 2021, la Russia era il principale fornitore di oli petroliferi per l’Ue, con una quota del 29 per cento. Tuttavia, il divieto europeo sulle importazioni marittime di greggio russo (in vigore dal dicembre 2022) e l’embargo successivo sui prodotti raffinati hanno ridotto drasticamente tale quota al 2 per cento. Parallelamente, le importazioni da Stati Uniti, Norvegia e Kazakistan sono aumentate. Anche l’import di ferro e acciaio ha subito forti contrazioni: Dopo un aumento dei valori nel 2021 a causa dei prezzi elevati, le restrizioni introdotte hanno portato a un crollo nei volumi. La quota russa nelle importazioni extra-UE di ferro e acciaio è scesa di 10 punti percentuali. Nel 2025, Corea del Sud e Cina si sono posizionate in testa tra i fornitori con il 10 per cento ciascuno. Nonostante il contesto sanzionatorio, la Russia è rimasta il principale esportatore di fertilizzanti verso l’Ue, settore ancora privo di restrizioni. La sua quota, in quattro anni, è diminuita soltanto dal 28 al 26 per cento.

Dal lato delle esportazioni europee, i cali più evidenti si sono registrati in quattro delle cinque principali categorie: macchinari, veicoli, apparecchiature elettriche e materie plastiche. Unica eccezione: i prodotti farmaceutici, che nel primo trimestre 2025 hanno raggiunto i 2,35 miliardi di euro, mantenendosi stabili rispetto al 2021 e poco al di sotto del picco del 2023 (2,48 miliardi). Secondo Eurostat, queste tendenze riflettono l’impatto congiunto delle sanzioni, delle dinamiche di mercato e delle strategie di diversificazione commerciale adottate dall’Ue in risposta all’aggressione russa in Ucraina.

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Redazione Italia24 News