In Germania è esplosa la violenza politica

Bruxelles – I numeri parlano chiaro. E quelli forniti oggi dal titolare degli Interni tedesco, Alexander Dobrindt, sono tutt’altro che rassicuranti. Secondo le statistiche pubblicate oggi (20 maggio) dal ministero, nel 2024 i reati a sfondo politico sono aumentati di oltre il 40 per cento rispetto ai 12 mesi precedenti.
In totale, l’anno scorso sono stati registrati 84.172 reati politicamente motivati, il numero più alto da quando sono iniziate le rilevazioni, nel 2001. “Dobbiamo opporci a tutti i tentativi anticostituzionali e a tutte le forme di violenza e non accetteremo che i criminali diffondano paura e terrore“, ha dichiarato Dobrindt presentando i dati del report annuale al Bundestag. Per Holger Münch, il capo della polizia federale che lo affiancava al Parlamento, i dati odierni “riflettono una polarizzazione e una radicalizzazione della società” e dimostrano che “la democrazia è sotto pressione” nello Stato Ue più popoloso.
“Uno sviluppo preoccupante”, nelle parole del ministro, che evidenzia “la necessità urgente di un’offensiva di sicurezza congiunta tra il governo federale e quelli statali” auspicando “un vero punto di svolta“. La sua ricetta: ampliare i poteri delle forze dell’ordine da un lato e dall’altro innalzare le pene minime (da tre a sei mesi di carcere per aggressioni contro pubblici ufficiali e da sei mesi a un anno per gli attacchi all’arma bianca).
Dei crimini totali, 42.788 (quasi il 51 per cento) hanno avuto a che fare con la galassia dell’estrema destra. “Un crimine di estrema destra ogni 12 minuti”, ha dichiarato la commissaria governativa per l’antirazzismo Natalie Pawlik citando come esempi saluti hitleriani e incitamenti all’odio, oltre alle aggressioni fisiche.
Pawlik ha esortato tutti i livelli di governo a fare di più in termini di prevenzione ed educazione politica delle giovani generazioni: “Ciascuno in questo Paese ha il dovere di non chiudere un occhio sull’estremismo di destra e sul razzismo“, ha ammonito, chiedendo ai suoi connazionali di “difendere la nostra coesistenza pacifica in un Paese diversificato“.
È un tema bollente a Berlino, dove i servizi interni hanno recentemente bollato come “organizzazione estremista di destra” il secondo partito nazionale, Alternative für Deutschland, salvo poi tornare sui propri passi dopo che i leader dell’AfD hanno intentato una causa legale. Tanto Dobrindt quanto il cancelliere federale Friedrich Merz sono scettici sull’opportunità di bandire il partito, ma il ministro ha ribadito che “senza dubbio la più grande minaccia alla democrazia arriva dall’estremismo di destra“.
Dobrindt, che appartiene alla Csu bavarese (il partito gemello della Cdu, con la quale forma l’Union cristiano-democratica) ha puntato il dito anche contro l’aumento dei reati di antisemitismo: sono stati 6.236 nel 2024, quasi il 21 per cento in più rispetto al 2023. Di questi, il 48 per cento sono stati perpetrati da soggetti di estrema destra e il 31 per cento avevano per matrice un qualche tipo di “ideologia straniera“, legata con ogni probabilità alla campagna militare che Israele sta portando avanti nella Striscia di Gaza.
La violenza politica è cresciuta sensibilmente, sempre su base annuale, anche in relazione alle varie tornate elettorali tenutesi nella Bundesrepublik nel corso del 2024 – le europee di giugno e quelle statali in Sassonia, Turingia e Brandeburgo a settembre – arrivando a toccare un totale di 11.788 casi (cifra, quest’ultima, in linea con quelle registrate in altri anni di appuntamenti multipli alle urne, sottolineano dal ministero). In proporzione, le forze politiche che hanno subìto la maggior parte di attacchi, incluso un accoltellamento e un pestaggio, sono state l’AfD e i Verdi.
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