Nuova minaccia di Trump all’Ue: dazi del 50 per cento dal primo giugno

Bruxelles – Oops! He did it again. Donald Trump ha sganciato l’ennesimo annuncio esplosivo, sostenendo di voler introdurre dazi doganali del 50 per cento sulle merci in ingresso negli States dai Ventisette. La Commissione Ue, che è competente in materia di commercio, ha rifiutato di commentare immediatamente la mossa del presidente statunitense, aspettando colloqui diretti coi rappresentanti di Washington.
L’erratico inquilino della Casa Bianca ha colto, di nuovo, tutto il mondo di sorpresa nel primo pomeriggio di oggi (23 maggio) affidando al suo social network personale, Truth, l’annuncio: “Le nostre discussioni con loro non stanno andando da nessuna parte!“, ha lamentato l’uomo più potente del mondo (libero e non), e “perciò, raccomando una tariffa diretta del 50 per cento sull’Unione europea, a partire dal 1º giugno 2025“. Indiscriminata, su tutti i prodotti, a meno che non siano “costruiti o fabbricati negli Stati Uniti”. È il doppio rispetto a quanto aveva stabilito – e poi sospeso per 90 giorni – a inizio aprile.
La mossa, piombata su Bruxelles come un fulmine a cielo parzialmente coperto (se non proprio sereno), rischia di agire da catalizzatore per un’escalation di quella guerra commerciale che, sulle due sponde dell’Atlantico, qualcuno sta disperatamente cercando di disinnescare prima che sia troppo tardi. Ma è una corsa contro il tempo.
“L’Unione Europea, che è stata costituita con lo scopo primario di avvantaggiarsi sugli Stati Uniti in materia di commercio, è stata molto difficile da trattare“, ha aggiunto Trump. A suo dire, le “potenti barriere commerciali, le tasse sull’Iva, le ridicole sanzioni aziendali, le barriere commerciali non monetarie, le manipolazioni monetarie, le cause ingiuste e ingiustificate contro le aziende americane e altro ancora”, denuncia, “hanno portato a un deficit commerciale con gli Stati Uniti di oltre 250 milioni di dollari all’anno, una cifra assolutamente inaccettabile“.
Al Berlaymont rimangono tutti abbottonati, probabilmente sgomenti di fronte all’imprevedibilità del tycoon. “Una telefonata avrà luogo oggi pomeriggio” tra il commissario al Commercio Maroš Šefčovič e il suo omologo Usa, l’ambasciatore Jamieson Greer, confermano ai giornalisti i portavoce dell’esecutivo a dodici stelle. Che tengono a precisare, laconicamente: “Questa chiamata era pianificata già prima dell’annuncio del presidente Trump“. Il colloquio è in programma alle 17:30, e fino ad allora non ci si devono aspettare “annunci o commenti” da parte del Collegio.
Nel frattempo, crollano le borse del Vecchio continente. La fuga in avanti di the Donald è la pietra tombale definitiva sulla strategia negoziale di Bruxelles? Per ora, la linea morbida seguita dalla Commissione (che in Ue detiene la competenza commerciale) non sembra aver portato risultati, mentre la crescita dell’Eurozona viene affossata dalle minacce di Washington. E non pare aver dato frutti nemmeno la charm offensive della premier italiana Giorgia Meloni, spesasi a lungo come pontiera in grado di mantenere l’unità transatlantica.
Attualmente, le merci importate negli Usa dall’Ue sono sottoposte a un’imposta generale del 10 per cento (per acciaio, alluminio e componenti per automobili è del 25 per cento), in attesa dei “dazi reciproci” al 25 per cento minacciati da Trump il mese scorso, che sono stati messi in naftalina fino a metà luglio.
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