Satelliti, spazio, difesa: l’Ue accelera su una strategia spaziale comune, tra ambizioni e ostacoli

Bruxelles – Nel nuovo scenario strategico internazionale, lo spazio è sempre meno un dominio neutrale e sempre più un’infrastruttura critica. Per questo, la Commissione europea intende rafforzare il proprio ruolo in questo campo, puntando su una strategia e su un quadro normativo condiviso per lo sviluppo delle capacità spaziali a sostegno della sicurezza e della difesa dell’Unione. Del tema si è discusso oggi (11 giugno) nel corso dello European Defence and Security Summit, dove istituzioni, industria e operatori privati hanno riflettuto sulle priorità politiche, tecnologiche e operative per costruire un vero pilastro spaziale europeo.
“La difesa europea si basa anche su capacità spaziali affidabili, resilienti e sicure”, ha affermato Nicolas Guillermin, responsabile per la connettività sicura e la sorveglianza spaziale presso la Direzione generale per l’Industria della difesa e lo dpazio. “Oggi il settore civile e quello militare si sovrappongono sempre di più, e molte capacità di cui le forze armate europee dipendono sono di natura commerciale. Questo ci obbliga a definire standard chiari, a proteggere le infrastrutture e a garantirne la disponibilità in caso di crisi”. Il punto è cruciale: satelliti per comunicazioni, osservazione e navigazione non sono solo strumenti civili, ma componenti operative fondamentali in scenari di conflitto e gestione delle emergenze. Per questo, la Commissione prepara un quadro normativo incentrato su tre pilastri, sicurezza, resilienza e sostenibilità, con l’obiettivo di creare un vero mercato unico dello spazio. “Dobbiamo superare la frammentazione attuale, che è un ostacolo alla competitività, all’efficienza e alla sicurezza”, ha sottolineato Guillermin.
Il problema non è solo economico, ma anche politico. Per trasformare lo spazio in un asset strategico per la difesa, serve coerenza tra i livelli nazionali e quello europeo. Come ha osservato Olivier Lemaitre di ASD-Eurospace: “Non possiamo più limitarci a finanziare lo sviluppo tecnologico: dobbiamo arrivare all’uso operativo, e servono decisioni politiche su quali capacità vogliamo costruire insieme”. La posta in gioco è alta: in caso di crisi, l’assenza di infrastrutture spaziali proprie può tradursi in vulnerabilità dirette. “Siamo dipendenti da fornitori non europei” ha detto Guillermin: “E questo, in termini di autonomia decisionale e sicurezza operativa, è un rischio concreto”. Da Costa ha fatto eco: “Lo spazio è già oggi un’infrastruttura critica. Come proteggiamo la rete elettrica o quella digitale, dobbiamo proteggere le nostre risorse orbitanti”.
Il dibattito ha confermato un consenso sulla diagnosi: lo spazio sarà una componente essenziale della futura architettura europea di difesa. Ma per trasformare questa consapevolezza in una strategia efficace serviranno risorse, coordinamento e soprattutto decisioni.
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