Ancora problemi per il governo di Francia, per Lecornu il nodo del suo master

Bruxelles – Non c’è pace in Francia, dove la crisi politica appare senza fine e sempre più profonda. Neanche un mese dopo essere scelto per guidare il governo, Sebastian Lecornu finisce nell’occhio del ciclone per titoli di studio mai conseguiti. Il fedelissimo del presidente francese Emmanuel Macron avrebbe mentito sul master in diritto pubblico che ha dichiarato di possedere ma che in realtà non ha mai ottenuto. Avrebbe sì partecipato al corso, ma non l’avrebbe mai portato a termine, senza convalidare il secondo dei due anni di corso, così sostiene il Sindacato nazionale degli agenti dell’istruzione pubblica (SNAPEN), che ha presentato ricorso alla Corte di giustizia della Repubblica contro il primo ministro, adesso al centro di un ‘caso’ che rischia di travolgere il suo esecutivo.
Lecornu si difende e a sua volta ha già annunciato denunce per “calunnia” contro il sindacato contro quella che definisce “polemica artificiale”, ma al netto di come andrà a finire la vicenda il primo ministro francese non sembra uscirne bene, in quanto a immagine. Vincent Brengarth, avvocato di SNAPEN, ricorda che nessuna legge impone a membri del governo di possedere lauree, tuttavia “la mancanza di trasparenza riguardo al livello di istruzione acquisito da un Ministro di Stato rischia di minare la credibilità della certificazione delle università pubbliche francesi, l’uguaglianza repubblicana, l’onore degli insegnanti-ricercatori e, più in generale, la missione di servizio pubblico affidata agli istituti di istruzione superiore”.
La storia che si registra in Francia oggi non è un fenomeno isolato, in Europa. In Italia polemiche analoghe erano sorte quando Giuseppe Conte, nel 2018, venne indicato per il ruolo di presidente del Consiglio ed emersero dubbi sui suoi studi negli Stati Uniti citati nel curriculum. Ancor più grave la vicenda che ha visto protagonista Oscar Giannino, capace di mentire sia sulla laurea che sul master che dichiarò di possedere. Travolto dallo scandalo legato al falso da lui dichiarato, Giannino si dimise da Fare per fermare il declino, partito di cui era leader. Non solo. Giannino fu capace di mentire anche sulla sua partecipazione allo Zecchino d’oro, con tanto di smentita di Mago Zurlì.
Per l’Italia mentire sui titoli di studio sembra essere un po’ uno sport nazionale. Nel 2013 Guido Crosetto, oggi ministro della Difesa, venne smentito sulle sue personali vanterie di una laurea in economia mai conseguita. Mentre Valeria Fedeli, ministra per l’Istruzione del governo guidato da Paolo Gentiloni, poi commissario per l’Economia, è finita al centro di polemiche per aver spacciato come laurea in Scienze sociali un diploma conseguito alla Scuola per assistenti sociali (Unsas) di Milano.
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