Più investimenti in cambio di riforme. Appello di 28 aziende UE ai leader

Bruxelles – I big dell’industria europea si dicono pronti a investire, nei prossimi cinque anni, il 50 per cento in più in Europa. I soldi però non arriveranno in qualsiasi caso, ma diventeranno concreti solo a determinate condizioni. Quello che richiedono le 28 grandi aziende europee (ad esempio Airbus, Maersk e Vodafone, nessuna italiana) sono riforme ambiziose che promuovano l’innovazione e la competitività tecnologica, tagliando la burocrazia e i colli di bottiglia che ancora frenano il mercato unico.
Secondo i 28 marchi, seguendo questa road map fatta di investimenti da parte dei privati e di riforme da parte della politica, si potrebbe “essere sulla buona strada per colmare gran parte del divario di circa 800 miliardi di euro di investimenti annui individuato da Draghi”.
L’impegno preso dalle società è arrivato a margine del vertice europeo che si sta tenendo in queste ore, il primo ottobre, a Copenaghen. I paletti messi dagli industriali più nel dettaglio sono: sbloccare l’innovazione e rimuovere le barriere del mercato unico, incentivare gli investimenti privati, rafforzare lo sforzo verso un’industria verde, costruire una base competitiva per la nuova industria della difesa e ridurre dipendenze strategiche nell’ambito della tecnologia.
Strong call by our President Fredrik Persson for urgent delivery on European #competitiveness at today’s Copenhagen Competitiveness Summit organised by @DanskIndustri.
The European business leaders’ declaration handed over to @vonderleyen, @EmmanuelMacron Mette Fredriksen &… pic.twitter.com/nSbp2CgnIH
— BUSINESSEUROPE (@BusinessEurope) October 1, 2025
I talloni d’Achille dell’Europa
L’elenco fatto dagli industriali all’UE tocca punti che la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito oggi “talloni d’Achille”. Uno di questi è la burocrazia, che rallenta la competitività. La presidente è stata molto chiara sul tema, affermando che “dobbiamo mantenere viva la consapevolezza dell’urgenza”, aggiungendo come i sei procedimenti “Omnibus” (un metodo legislativo in cui si raggruppano in un unico atto una serie di modifiche) già esistenti “non sono arrivati alla fine del percorso perché i co-legislatori (Parlamento e Stati membri, ndr) non sono arrivati a un accordo”.
Un altro punto debole dell’Unione Europea, lo ha ricordato oggi von der Leyen, è l’assenza di “un mercato unico per i servizi finanziari”. Questo rende spesso poco appetibili gli strumenti prodotti in Europa, facendo volare il risparmio privato verso altri lidi, come Wall Street o Shanghai. Per questo l’Unione sta cercando di invertire la rotta attraverso la Saving and Investment Union, un progetto che ha lo scopo di convogliare meglio il risparmio privato verso gli le aziende europee. Uno sforzo gradito alle 28 big che hanno firmato oggi l’appello.
European tech may have turned a corner.
ASML ($382B) and SAP ($308B) are now the EU’s most valuable company, topping real continental OGs including LVMH ($305B), Hermes ($261B) and L’Oreal ($229B). pic.twitter.com/ZKbKdW627p
— Trung Phan (@TrungTPhan) September 29, 2025
Dove vanno i soldi
Gli industriali vogliono orientare questi investimenti verso le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, le reti telefoniche 5G e 6G e settori in crescita come quello della difesa e la ricerca. Per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico dell’Unione, la presidente von der Leyen ha messo in luce qual è la criticità principale: “Gli europei sono talentuosi a innovare. Il problema è rendere questa innovazione capace di crescere e affermarsi nel mercato europeo”.
Per farlo è necessario un doppio contributo: quello delle imprese, che rendano questi progetti fattibili, e inoltre incentivi economici, come Horizon Europe, che aprano la strada a startup innovative. “Nel nuovo piano quinquennale per l’Europa abbiamo proposto un raddoppio dei fondi. È un punto fondamentale per far crescere l’innovazione”, ha commentato Ursula von der Leyen. Per i fondi Horizon il percorso normativo è però ancora lungo. Allo stesso tempo però gli industriali potrebbero ritirare la loro proposta di collaborazione.
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