La Flotilla a meno di 100 miglia nautiche da Gaza: “Ci fermeranno, forse già oggi”

Ottobre 1, 2025 - 19:30
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La Flotilla a meno di 100 miglia nautiche da Gaza: “Ci fermeranno, forse già oggi”

Bruxelles – Le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla (GSF) sono ormai a meno di cento miglia nautiche dalla costa di Gaza, nella zona “ad alto rischio” presidiata dalla marina israeliana. Dopo l’incontro ravvicinato con alcune navi da guerra di Tel Aviv, avrebbero superato il punto in cui, lo scorso giugno, fu abbordata la precedente spedizione della Madleen. Scortate dagli occhi del mondo che guarda e che costringono Israele a ritardare l’intervento e reiterare gli ultimatum.

“È certo che prima o poi li fermeranno, forse già oggi”, ha affermato nel pomeriggio Maria Elena Delia, la portavoce della delegazione italiana. Ieri sera navi da guerra israeliane hanno intrapreso manovre pericolose e intimidatorie contro due delle imbarcazioni principali, la Alma e la Sirius, della Flotilla. “Hanno disattivato le comunicazioni, hanno aggirato aggressivamente imbarcazioni civili e hanno costretto i capitani a brusche manovre evasive per evitare la collisione”, si legge in un comunicato diffuso dalla GSF. “Pensavamo ci stessero intercettando, ma poi sono andate via”, ha raccontato Benedetta Scuderi, eurodeputata di AVS a bordo della missione. Oltre alla consegna di aiuti umanitari, l’obiettivo dichiarato della Flotilla è quello di rompere il blocco marittimo imposto da Israele a Gaza e instaurare un corridoio umanitario permanente.

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Giorgia Meloni al suo arrivo al Consiglio europeo informale a Copenaghen [Ph: Danish EU Presidency]
Da Copenaghen, dove è in corso un vertice informale tra i capi di stato e di governo dell’Ue, anche Giorgia Meloni e Pedro Sanchez seguono con preoccupazione gli sviluppi. Entrambi, hanno dato ordine alle navi militari che seguivano la Flotilla per eventuale assistenza di fermarsi a 150 miglia nautiche da Gaza, prima cioè delle acque territoriali palestinesi a cui Israele vieta l’ingresso da 18 anni. Entrambi hanno raccomandato agli attivisti di non proseguire. Madrid ha spiegato che la nave Furor “non può entrare nella zona di esclusione istituita dall’esercito israeliano, poiché ciò metterebbe a rischio l’integrità fisica del suo equipaggio e della flottiglia stessa”.

Al loro arrivo nella capitale danese, Meloni e Sanchez hanno reiterato i loro appelli. Scegliendo parole molto diverse. La premier italiana ha attaccato la missione umanitaria, che a sua detta sta assumendo “contorni incredibili, perché è una fase in cui tutti dovrebbero capire che esercitare la responsabilità, mentre c’è un negoziato di pace, è la cosa più utile per alleviare le sofferenze del popolo palestinese, ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità“.

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Pedro Sanchez al suo arrivo al Consiglio europeo informale a Copenaghen [Ph: Danish EU Presidency]
Meloni si riferisce al piano proposto da Trump, già approvato da Israele, subito sposato da tutti i partner europei e ora al vaglio di Hamas. Nel frattempo però, Tel Aviv continua a bombardare Gaza City e anche oggi, secondo quanto riporta Al Jazeera, sarebbero rimaste uccise 61 persone. Il primo ministro spagnolo ha invece ricordato la natura “umanitaria” della missione, “che non avrebbe avuto luogo se il governo israeliano avesse consentito l’ingresso e la distribuzione di aiuti umanitari da parte delle Nazioni Unite”. Sanchez ha ribadito che i cittadini spagnoli a bordo della Flotilla “avranno piena protezione diplomatica”, e sottolineato che “non rappresentano un pericolo o una minaccia per Israele”.

Dietro ai leader, le cancellerie di diversi Stati sono al lavoro. In una dichiarazione congiunta, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, e il suo omologo greco, Giōrgos Gerapetritīs, hanno “invitato le autorità israeliane a garantire la sicurezza dei partecipanti e a consentire tutte le misure di protezione consolare“. Roma e Atene hanno però contemporaneamente fatto appello “alle donne e agli uomini della Flotilla affinché accettino l’offerta del Patriarcato Latino di Gerusalemme di consegnare in modo sicuro gli aiuti destinati in solidarietà ai bambini, alle donne e agli uomini di Gaza”. Tajani ha sentito anche Hakan Fidan, ministro degli Esteri turco, con cui avrebbe concordato che “la priorità resta evitare l’escalation”.

Tel Aviv ha rilanciato immediatamente gli appelli agli attivisti a fare dietrofront. “Non è troppo tardi”, ha scritto in un post su X il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, definendo la missione umanitaria una “provocazione di Hamas-Sumud”. Nella giornata di ieri, Israele ha diffuso dei documenti che proverebbero i legami tra la Flotilla e il gruppo terroristico. Documenti che sarebbero stati ritrovati nella Striscia di Gaza e che Israele ha deciso di rivelare solamente ora. Con le imbarcazioni a tiro.

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Redazione Italia24 News