La Flotilla a meno di 100 miglia nautiche da Gaza: “Ci fermeranno, forse già oggi”

Bruxelles – Le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla (GSF) sono ormai a meno di cento miglia nautiche dalla costa di Gaza, nella zona “ad alto rischio” presidiata dalla marina israeliana. Dopo l’incontro ravvicinato con alcune navi da guerra di Tel Aviv, avrebbero superato il punto in cui, lo scorso giugno, fu abbordata la precedente spedizione della Madleen. Scortate dagli occhi del mondo che guarda e che costringono Israele a ritardare l’intervento e reiterare gli ultimatum.
“È certo che prima o poi li fermeranno, forse già oggi”, ha affermato nel pomeriggio Maria Elena Delia, la portavoce della delegazione italiana. Ieri sera navi da guerra israeliane hanno intrapreso manovre pericolose e intimidatorie contro due delle imbarcazioni principali, la Alma e la Sirius, della Flotilla. “Hanno disattivato le comunicazioni, hanno aggirato aggressivamente imbarcazioni civili e hanno costretto i capitani a brusche manovre evasive per evitare la collisione”, si legge in un comunicato diffuso dalla GSF. “Pensavamo ci stessero intercettando, ma poi sono andate via”, ha raccontato Benedetta Scuderi, eurodeputata di AVS a bordo della missione. Oltre alla consegna di aiuti umanitari, l’obiettivo dichiarato della Flotilla è quello di rompere il blocco marittimo imposto da Israele a Gaza e instaurare un corridoio umanitario permanente.
Al loro arrivo nella capitale danese, Meloni e Sanchez hanno reiterato i loro appelli. Scegliendo parole molto diverse. La premier italiana ha attaccato la missione umanitaria, che a sua detta sta assumendo “contorni incredibili, perché è una fase in cui tutti dovrebbero capire che esercitare la responsabilità, mentre c’è un negoziato di pace, è la cosa più utile per alleviare le sofferenze del popolo palestinese, ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità“.
Dietro ai leader, le cancellerie di diversi Stati sono al lavoro. In una dichiarazione congiunta, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, e il suo omologo greco, Giōrgos Gerapetritīs, hanno “invitato le autorità israeliane a garantire la sicurezza dei partecipanti e a consentire tutte le misure di protezione consolare“. Roma e Atene hanno però contemporaneamente fatto appello “alle donne e agli uomini della Flotilla affinché accettino l’offerta del Patriarcato Latino di Gerusalemme di consegnare in modo sicuro gli aiuti destinati in solidarietà ai bambini, alle donne e agli uomini di Gaza”. Tajani ha sentito anche Hakan Fidan, ministro degli Esteri turco, con cui avrebbe concordato che “la priorità resta evitare l’escalation”.
Tel Aviv ha rilanciato immediatamente gli appelli agli attivisti a fare dietrofront. “Non è troppo tardi”, ha scritto in un post su X il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, definendo la missione umanitaria una “provocazione di Hamas-Sumud”. Nella giornata di ieri, Israele ha diffuso dei documenti che proverebbero i legami tra la Flotilla e il gruppo terroristico. Documenti che sarebbero stati ritrovati nella Striscia di Gaza e che Israele ha deciso di rivelare solamente ora. Con le imbarcazioni a tiro.
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