Copenaghen blindata per il doppio summit europeo: sei Paesi inviano uomini e mezzi per proteggere i leader dai droni

Settembre 30, 2025 - 19:30
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Copenaghen blindata per il doppio summit europeo: sei Paesi inviano uomini e mezzi per proteggere i leader dai droni

Bruxelles – Gli “incidenti” nei cieli d’Europa delle ultime settimane stanno creando un palpabile nervosismo tra le cancellerie del Vecchio continente. E così, per tutelare i due summit previsti a Copenaghen nei prossimi giorni, diversi Paesi hanno inviato in Danimarca uomini, mezzi ed equipaggiamenti per prevenire o neutralizzare potenziali attacchi con droni.

Non si tratta di dispiegamenti massicci, ma il fatto stesso che alcuni governi abbiano deciso di scomodare dei contingenti per impiegarli in difesa della capitale danese la dice lunga sul livello di preoccupazione provocato dalla rapida escalation di sconfinamenti e violazioni degli spazi aerei di alcuni Stati membri dell’Ue (e della Nato), dalla Romania all’Estonia passando per la Polonia e, appunto, la stessa Danimarca.

Le dirigenze europee li ritengono, pur senza poterlo sempre dimostrare, delle “provocazioni” da parte della Russia di Vladimir Putin. La premier danese Mette Frederiksen ha lasciato intendere di considerare gli incidenti come azioni di una “guerra ibrida” condotta da Mosca nei confronti dell’Alleanza, per testarne limiti, capacità e prontezza di risposta. Domenica scorsa (28 settembre) il governo del Paese scandinavo ha ordinato l’interdizione al volo per tutti i droni civili fino alla fine della settimana.

Mette Frederiksen
La premier danese Mette Frederiksen (foto: Consiglio europeo)

In aggiunta al divieto nazionale, tra ieri e oggi (30 settembre), diversi altri Stati hanno annunciato che sosterranno gli sforzi della Danimarca – che detiene la presidenza di turno dell’Ue – per mettere in piena sicurezza i due vertici che si svolgeranno a Copenaghen questa settimana. Domani ci sarà un Consiglio europeo informale, dove si discuterà proprio di difesa e supporto all’Ucraina, mentre giovedì (2 ottobre) sarà la volta della settima riunione della Comunità politica europea (l’ultimo incontro si è tenuto a Tirana lo scorso maggio), alla quale sono attesi i leader di 47 nazioni dell’intero continente.

Nello specifico, la Francia fornirà 35 membri del suo staff specializzato, un elicottero Fennec e “mezzi attivi di contrasto ai droni“, ha annunciato l’esecutivo transalpino. Dalla Germania è già giunta al porto di Copenaghen una fregata addetta alla difesa aerea, cui dovrebbe aggiungersi una quarantina di militari. Il premier svedese Ulf Kristersson ha impegnato “capacità militari anti-drone” e “una serie di potenti sistemi radar“, nonché delle forze di polizia (è il caso, quest’ultimo, anche per la Norvegia). Pure la Polonia contribuirà con un numero imprecisato di soldati, mentre il Regno Unito ha mandato alla Danimarca un sistema anti-drone. La stessa Nato ha confermato che intensificherà le attività della sua missione nel Mar Baltico.

Gli episodi delle ultime settimane, che hanno portato anche all’impiego dei caccia F-35 della Nato, hanno accelerato le discussioni sulla creazione di un ipotetico “muro anti-drone“, idea caldeggiata soprattutto dal commissario europeo alla Difesa e allo spazio Andrius Kubilius. Un’impresa ad alto contenuto tecnologico per la quale si è offerto di collaborare con Bruxelles il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, facendo leva sul fatto che Kiev dispone dell’industria di droni più avanzata d’Europa.

Nel frattempo, la capogruppo dei liberali di Renew all’Eurocamera, Valérie Hayer, ha condannato come “provocazioni intollerabili” le azioni russe, sostenendo che “la libertà deve passare all’offensiva“. La difesa europea deve partire, dice, da un “potenziamento delle infrastrutture critiche per garantire una deterrenza credibile sul territorio dell’Ue”.

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Redazione Italia24 News