Difesa, la presidenza danese chiude al debito comune: “Abbiamo già SAFE”

Settembre 19, 2025 - 12:00
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Difesa, la presidenza danese chiude al debito comune: “Abbiamo già SAFE”

Bruxelles – Mario Draghi ha ragione, si poteva fare di più e l’UE invece ha fatto poco. Va recuperato il tempo perso, ma sul debito comune per la difesa si può aspettare ancora un po’. La presidenza danese del Consiglio dell’Unione europea smorza gli entusiasmi, e ricorda che su certi temi resta difficile far crollare quei tabù che pure lo stesso Draghi ha invitato a infrangere nel suo discorso a un anno dalla presentazione del suo rapporto per la competitività.

In questa stessa occasione Draghi ha rilanciato l’idea di “debito comune per progetti comuni”, a cominciare dalla difesa. Ma a distanza di neppure tre giorni Stephanie Lose, ministra dell’Economia della Danimarca, frena: “Abbiamo appena iniziato ad attuare il programma SAFE e ritengo sia importante vedere come procede” questo strumento. “Concentriamoci su questo“.

SAFE, per l’Italia in arrivo prestiti da 14,9 miliardi di euro per rilanciare la difesa

Lo speciale fondo SAFE per la difesa (acronimo per ‘Security Action for Europe’, azione di sicurezza per l’Europa), con risorse per 150 miliardi di euro, prevede prestiti agli Stati membri dell’UE per investire nel settore della difesa, e stimolare la produzione e il settore, attraverso appalti congiunti per progetti comuni. E’ uno strumento dunque concepito per sforzi comuni, ma con la parte finanziaria organizzata in capitoli di spesa per Paese ma senza debito comune, per il momento politicamente va bene così.

“Sosteniamo lo strumento SAFE, pensiamo sia già molto importante essere arrivati ad avere questo strumento“, sottolinea ancora la ministra dell’Economia della Danimarca, in un’affermazione che ribadisce la posizione sul debito comune. Nessun ‘no’ espliciti, ma certamente nessun via libera per l’immediato. SAFE “è un buon punto di partenza“.

L’Unione europea della difesa dunque inizia da qui, per il debito comune invocato da Draghi si può attendere. Sul resto servirà invece un’accelerazione. “Non possiamo essere contenti finché c’è un potenziale di crescita non sfruttato”, riconosce Lose, che però invita gli Stati a fare i compiti a casa: “Per avere competitività dobbiamo fare le cose insieme, a livello europeo, e ogni Stato membro deve farle a livello nazionale”. Un nuovo invito alle “riforme strutturali”, mai scomparse dall’agenda a dodici stelle.

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Redazione Italia24 News