La sicurezza dell’Ue è legata a quella dell’Ucraina. E passano entrambe (anche) per i droni

Settembre 29, 2025 - 19:30
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La sicurezza dell’Ue è legata a quella dell’Ucraina. E passano entrambe (anche) per i droni

Bruxelles – L’Ucraina potrebbe presto partecipare in prima linea alla difesa europea. Questo l’indirizzo che giunge dal Forum sulla sicurezza in corso oggi e domani (29 e 30 settembre) a Varsavia, dove tra i molti temi sul tavolo emergono appunto la difesa del Vecchio continente e il sostegno alla resistenza di Kiev contro l’aggressione russa. Due elementi ormai indissolubilmente legati, come confermato da molti ospiti.

Lo ha detto chiaro e tondo nel suo discorso d’introduzione alla due giorni il padrone di casa, il primo ministro polacco Donald Tusk: “La guerra in Ucraina è anche la nostra guerra, che ci piaccia o meno”, ha scandito. Per lui, il conflitto scoppiato oltre tre anni e mezzo fa sarebbe “solo una parte di questo orribile progetto“, perseguito da Vladimir Putin, di “schiavizzare Paesi, sottrarre la libertà alle persone e far trionfare autoritarismo, dispotismo, crudeltà e assenza di diritti umani”.

Donald Tusk
Il primo ministro polacco Donald Tusk (foto via Imagoeconomica)

Non c’è più spazio per ignavia o inconsapevolezza, ammonisce il premier. Nella sua prospettiva, ai leader del sedicente mondo libero spetta ora il compito di “rendere l’intera comunità occidentale, l’intera comunità transatlantica, dolorosamente consapevole, nel profondo, di cuore e testa”, che la pace è finita in Europa. E che “se perdiamo questa guerra, le conseguenze colpiranno non solo la nostra generazione ma anche quelle future“: a Varsavia, in tutto il continente, a Washington, ovunque.

Sulla stessa linea l’intervento di Volodymyr Zelensky, proiettato subito dopo quello di Tusk su un maxi-schermo di fronte alla platea. “Senza Ucraina libera non può esserci una Polonia libera“, ha esordito il presidente, insistendo sul nesso inestricabile tra la sicurezza di Kiev e quella dell’intera Ue. Al punto che – sulla scia delle discussioni emerse nelle ultime settimane in seguito alle ripetute violazioni dello spazio aereo degli Stati membri da parte di droni e caccia militari della Federazione – il Paese aggredito vuole contribuire ad un massiccio sforzo di sicurezza continentale in chiave anti-russa.

“L’Ucraina propone alla Polonia e a tutti i nostri partner di costruire uno scudo congiunto e completamente affidabile contro le minacce aeree russe”, dichiara Zelensky, vantando le capacità del suo esercito “di contrastare tutti i tipi di droni e missili russi“. “Se agiamo insieme”, ribadisce, “avremo armi e capacità produttive sufficienti” a proteggere i cieli d’Europa dagli sconfinamenti e dalle provocazioni di Mosca.

Volodymyr Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)

Chi continua a battere sul ferro del cosiddetto “muro anti-droni” è il commissario Ue alla Difesa e allo spazio, Andrius Kubilius, che è in contatto costante coi Paesi “di frontiera” (cioè quelli che condividono confini terrestri, marittimi o aerei con la Federazione). Il progetto, un ciclopico sistema di difesa aerea ad alta tecnologia per prevenire e neutralizzare eventuali attacchi russi contro il territorio dell’Unione (e della Nato), è per ora in fase di discussione tra la Commissione e diverse cancellerie.

Le “provocazioni” del Cremlino delle ultime settimane “hanno dimostrato che le nostre capacità di rilevare e distruggere i droni devono essere potenziate, ed è qui che possiamo imparare molto dall’Ucraina“, spiega Kubilius, visto che Kiev dispone di “un know-how unico in materia di droni“. Il punto, sostiene, è che la capacità dei Ventisette di rilevare i droni nemici è “piuttosto limitata”.

Le difese antiaeree sono più efficaci nell’individuare i caccia e “forse i missili”, continua il commissario, ma coi droni (che “sono piccoli e volano molto bassi”) la musica cambia. Per questo serve imparare dalle innovazioni messe in campo dagli ucraini, a partire dalla creazione di “una rete di sensori acustici” in grado di monitorare la presenza e le traiettorie di droni ostili. Una simile operazione, garantisce Kubilius, può essere implementata “abbastanza rapidamente“.

Andrius Kubilius
Il commissario europeo alla Difesa e allo Spazio, Andrius Kubilius (foto: Claudio Centonze/Commissione europea)

Ma un sistema del genere non si crea dall’oggi al domani. La doccia fredda arriva dal titolare tedesco della Difesa, Boris Pistorius. “Apprezzo molto l’idea e il concetto di un muro di droni lungo il confine orientale”, ha concesso, “ma dovremmo prestare attenzione a come gestire le aspettative” dal momento che, ammette, “non stiamo parlando di un concetto che potrà essere realizzato nei prossimi tre o quattro anni”.

“Dobbiamo pensare e agire in base alle priorità – ragiona – e queste sono altre”. Secondo lui, bisogna accelerare sul lato delle “capacità”: “Dobbiamo essere più rapidi nello sviluppo” dei sistemi di cui già disponiamo senza perdere anni a progettarne di nuovi, aggiunge, invocando un “processo fluido” che consenta alla pianificazione strategico-industriale di non rimanere indietro rispetto agli sviluppi tecnologici, sempre più rapidi nell’era dell’intelligenza artificiale.

Nell’attesa, rimane la questione di cosa fare coi droni e i caccia russi che sorvolano indisturbati i cieli europei. Kubilius sembra condividere la suggestione avanzata giorni fa da Donald Trump: secondo il tycoon, gli alleati potrebbero abbattere i velivoli nemici che violano il loro spazio aereo. “Spetta alla Nato decidere“, si barcamena il commissario, “o anche agli Stati membri” in maniera autonoma. Resta il fatto, chiosa tuttavia, “che le provocazioni russe o i test sulle capacità di difesa europee stanno aumentando” e che a questa rinnovata assertività russa bisogna “reagire in modo molto chiaro“.

Volodymyr Zelensky Boris Pistorius
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (sinistra) e il ministro tedesco alla Difesa uscente Boris Pistorius (foto via Imagoeconomica)

Restano comunque i punti fermi condivisi, a Berlino come a Bruxelles. “Dobbiamo fare e faremo di più per la difesa in Europa”, assicura Pistorius, ribadendo che la priorità è “il rafforzamento dell’Ucraina e della sua difesa”. “Non cadremo nella trappola della continua escalation di Putin“, promette, ricordando tuttavia che “la Russia diventa sempre più pericolosa” per l’Alleanza, di cui loda “determinazione e prudenza” nella gestione delle recenti “provocazioni”.

In netto contrasto alle riflessioni che giungono dal forum di Varsavia si pongono quelle espresse da Viktor Orbán, secondo il quale “l’Ucraina non è un Paese indipendente e sovrano” poiché sarebbero gli Stati europei a “tenerla a galla”, e senza il sostegno occidentale “crollerebbe”. Le parole al vetriolo da Budapest arrivano dopo che Kiev ha accusato il vicino magiaro di aver violato lo spazio aereo ucraino con alcuni droni da ricognizione.

Zelensky dovrebbe piuttosto “preoccuparsi dei droni russi sulla frontiera orientale”, ha tagliato corto Orbán, che da anni continua a praticare un sistematico ostruzionismo tanto sul dossier degli aiuti al Paese aggredito e delle sanzioni alla Federazione (ormai giunte al 19esimo pacchetto, attualmente in discussione tra i Ventisette) quanto su quello dell’adesione dell’Ucraina al club a dodici stelle, tanto da costringere il presidente del Consiglio europeo António Costa a riflettere su escamotage procedurali per aggirare il veto ungherese.

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Redazione Italia24 News