Media e IA, Viola (DG Connect): “Le regole non bastano, servono investimenti da pubblico e privato”

Ottobre 2, 2025 - 18:00
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Media e IA, Viola (DG Connect): “Le regole non bastano, servono investimenti da pubblico e privato”

Bruxelles – Un’ecosistema che dall’avvento di internet in poi, sta sopravvivendo a cambiamenti epocali con non poche difficoltà. Il settore dei media si trova oggi di fronte ad una nuova rivoluzione, quella dell’intelligenza artificiale, che offre sì tante opportunità, ma che rischia di stravolgerlo. A livello europeo, un’impalcatura normativa per non esserne travolti esiste e le sue fondamenta sono il Media Freedom Act e la legge sull’Intelligenza artificiale. Roberto Viola, direttore generale della DG Connect alla Commissione europea, avverte: “Le regole non sono sufficienti: pubblico e privato devono fare squadra perché servono investimenti“.

Viola è intervenuto oggi (2 ottobre) all’evento Connact Media, organizzato dalla piattaforma Connact in collaborazione con il Parlamento europeo, incentrato sulle Nuove frontiere dell’informazione e dell’industria culturale dell’Ue. Prima di lui, il Sottosegretario italiano con delega all’Editoria, Alberto Barachini, aveva incalzato la platea con un messaggio chiaro: “Meglio finanziare la buona informazione che censurare quella cattiva”. Tradotto, più che regole strette per incastrare le grandi piattaforme che gestiscono la distribuzione dei contenuti online, servono soldi per promuovere i media europei e fare in modo che possano giocare una partita alla pari.

Media Freedom ActUn “doppio binario che nessuno mette in dubbio”, ha esordito Viola. Bisogna da un lato “difendere la libertà dell’informazione”, dall’altro “il professionismo dell’informazione”. Perché solo la difesa dell’informazione fatta dai professionisti “è difesa della democrazia“. Dal punto di vista normativo, il Media Freedom Act – una “norma di civiltà” entrata in vigore nel maggio 2024 – impone agli Stati membri di rispettare la libertà editoriale e ai fornitori di servizi di garantire la trasparenza della proprietà. E introduce meccanismi che mirano a impedire a piattaforme delle dimensioni di Facebook, X o Instagram, di limitare o rimuovere in modo arbitrario contenuti mediatici indipendenti.

“Dobbiamo fare i conti con una generazione che si informa sui social network”, ha ammesso Viola. E dunque, “la sfida si gioca nel mondo del web”, ma “non quello di oggi, quello del futuro, fatto da agenti di intelligenza artificiale“. Alcuni studi sostengono che quasi una persona su dieci alla ricerca di informazione online, si ferma alle sintesi proposte dall’intelligenza artificiale. Un nuovo enorme elefante nella stanza per il settore dei media: “Non dobbiamo fare l’errore fatto con la prima ondata del web, in cui abbiamo largamente sottovalutato l’effetto distruttivo sulla catena del valore del giornalismo professionistico”, ha avvertito il direttore generale.
In sostanza, bisogna intervenire, “giocarsi la partita e non fare solo gli arbitri”. In che modo? Addestrando algoritmi di intelligenza artificiale all’europea, investendo nelle Gigafactories e in hub per le nuove tecnologie, perché “il vantaggio competitivo in queste tecnologie si costruisce negli anni“. Gli Stati Uniti, casa della maggior parte dei colossi con cui oggi si confronta l’Ue nella lotta alla disinformazione, l’hanno pianificato già a partire dagli anni ’90.
Nel breve periodo, bisogna “andare avanti sull’implementazione” della legge sull’intelligenza artificiale. “Siamo molto preoccupati da fughe nazionali da una parte dall’altra – ha affermato Viola -, ma saremo molto sereni nell’esaminare le leggi nazionali”. Poi però, andrà “approfondito” tutto il secondo binario. Quello dei grandi investimenti sinergici tra pubblico e privato. A partire dal prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, quello per il periodo 2028-2023, in cui la Commissione vuole dare “grande risalto agli investimenti per i media”.

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Redazione Italia24 News