Libertà dei media, Nieri (Mediaset): “Il quadro normativo europeo ha difeso la competitività”

Bruxelles – L’ultimo appuntamento dell’evento “Lo scudo europeo per la democrazia e l’autonomia strategica dei media”, organizzato da Connact all’interno del Parlamento Europeo è la tavola rotonda tra aziende, deputati, moderati dalla direttrice di Prima Comunicazione Alessandra Ravetta. Ad aprirla è stata Gina Nieri, Consigliere di Amministrazione del Gruppo MFE – MediaForEurope (holding di Mediaset), fresca dell’acquisizione del broadcaster tedesco ProSiebenSat.
“La recente operazione di consolidamento europeo – continua la dirigente – realizzata con successo da MediaForEurope ha dimostrato la vitalità dell’attività di broadcasting e la tenuta di un modello di business europeo fondato sui valori del pluralismo, dell’informazione professionale, trasparente e responsabile, e della difesa e promozione della cultura identitaria”. Un risultato che diventa esempio nel panorama dell’Unione e che stato possibile solo grazie a quello che Nieri ha definito “un quadro normativo europeo che ha difeso la competitività delle imprese”.
Le regole però, a volte, non bastano, soprattutto quando la sfida è tra i colossi tecnologici contro l’editoria tradizionale locale. Particolarmente sensibile a questo tema è Lino Morgante, direttore editoriale della Società Editrice Sud, proprietaria dei quotidiani Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia: “Dobbiamo immaginare l’infrastruttura digitale come un’autostrada. La nostra è statunitense. Non possiamo cambiare le regole perché l’impalcatura non è in nostro possesso”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Gaetano Pedullà: “Ho parlato varie volte con Henna Virkkunen (Commissaria europea per la sovranità tecnologica, ndr) e le ho chiesto come mai, invece di continuare a regolamentare, non investiamo per creare un’impalcatura digitale europea. Non ha mai risposto”.
Il problema della sovranità tecnologica è legato a doppio filo con quello la sostenibilità economica dell’informazione. Le pratiche scorrette sui social, capaci di diffondere contenuti dei media tradizionali senza riconoscerne la paternità, colpiscono – e non poco – l’agenzia di stampa italiana ANSA. Ne sa qualcosa Rodolfo Cardarelli, viceresponsabile dell’Unità Business Internazionale presso ANSA: “Vediamo spesso ripubblicati i nostri contenuti sulle piattaforme. Questo avviene in maniera indebita: non ci viene riconosciuto lo sforzo economico necessario per generare quel contenuto”.
In un contesto così complesso, la redditività delle aziende mediatiche è messo in discussione. Ne è consapevole l’europarlamentare Stefano Cavedagna (FdI, ECR): “È molto complesso quando devi rispettare numerose regole che ti vengono richieste, come ad esempio la par condicio, e lo devi fare mettendo in campo un grande sforzo economico. E poi, invece, i tuoi nuovi concorrenti sono liberi di non rispettarlo”. In virtù di questo disequilibrio, per Cavedagna “sono necessari aiuti pubblici per ridimensionare la questione”.
La situazione, critica del giornalismo, spaventa solo in parte l’ex giornalista Lucia Annunziata. Diventata nel 2024 eurodeputata con la lista del Partito Democratico: “Quando arrivò la radio il giornalismo doveva morire, la stessa cosa quando è arrivata la televisione. In qualche modo penso che ci sia ancora molto spazio per il giornalismo”.
La parlamentare, tira le fila del discorso ricordando come l’importante sia non mischiare le questioni “abbiamo parlato di Intelligenza Artificiale, contenuti e giornalismo, spesso confondendole. L’informazione, cioè il giornalismo, è invece una cosa semplice: un mestiere. Quello che dobbiamo impegnarci a fare è nobilitarlo. Lo si può fare investendo sulle Scuole e sulla formazione dei giornalisti”.
Un’azione dovuta non solo per gli operatori del settore ma per la società. Come ha ricordato Rodolfo Cardarelli dell’ANSA: “C’è un valore 1 a 1 tra democrazie e libertà di stampa”.
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