Sicurezza, Meloni ai leader UE: “C’è anche un fianco sud”

Bruxelles – “Una cosa che va detta quando si parla di droni e di muri è che i confini dell’alleanza sono molto estesi. Se facciamo l’errore di guardare solo al fianco orientale e dimenticare che c’è anche un fianco sud rischiamo di non essere risolutivi”. Giorgia Meloni tiene a sottolineare che quando si parla di sicurezza e minacce alla sicurezza del blocco Ue, sfide e posta in gioco sono comuni, e la presidente del Consiglio arriva a Copenhagen per il vertice informale dei capi di Stato e di governo decisa ad aggiornare l’agenda in modo che non si guardi solo agli atti ostili della Russia, a cui tutti guardano con rinnovato senso di urgenza.
Non che l’Italia non presti attenzione. Al contrario, Meloni è ben consapevole degli “scenari di provocazione”, che tutto sono fuorché casuali. Perché, spiega, “da parte russa c’è il tentativo di impedire che i Paesi europei inviino altri sistemi di difesa anti-aerea”, ma di fronte a tutto questo “non dobbiamo rispondere alle provocazioni quanto trovare soluzioni“. Soluzioni che per Meloni non possono e non devono essere limitate a zone specifiche dell’UE.
Quello italiano è un contributo a un dibattito politico che ruota comunque tutto intorno allo stesso asse, quello di una nuova Europa, più integrata dal punto di vista della difesa e militare. Con le sfumature del caso tutti i leader che si concedono a microfoni e telecamere al loro arrivo a Copenhagen non fanno che ribadire lo stesso concetto. La prima a farlo è Mette Frederiksen, prima ministra danese padrona di casa. “Dobbiamo abbandonare la logica nazionale, e guardare il quadro più ampio che è di guerra ibrida della Russia, e nella guerra ibrida non ci si può difendere da soli contro tutte le minacce”. Traduce Luc Frieden, primo ministro di Lussemburgo: adesso più che mai “dobbiamo coordinare la difesa”, ambito a oggi squisitamente nazionale. Il finlandese Petteri Orpo sottoscrive.
In questo slancio la prima ministra lettone, Evika Silina, propone addirittura di “sviluppare misure regionali” di risposta alle minacce. Il primo ministro estone, Kristen Michal, spinge per appalti comuni nel settore della difesa e addirittura “spesa comune”. Ecco che le attività militare russe, con le violazioni di spazio aereo europeo, produce come risultato quello di un’Europa che inizia a muoverso verso un’integrazione della difesa considerata come impensabile, visti anche i precedenti storici fatti di tentativi andati a vuoto.
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