Von der Leyen sfida la Cina: “Esportiamo il clean-tech in Africa e Asia centrale”

Bruxelles – La strategia dell’Unione europea in senso anti-Cina è già stata lanciata, e adesso si lavora al prossimo passo: la penetrazione economica nei mercati di Africa e Asia, dove Pechino è già molto presente e da cui si vuole scalzare con il clean-tech ‘made in EU’. Queste le intenzioni dichiarate della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. In occasione della conferenza dedicata a un anno dalla presentazione del rapporto Draghi sulla competitività – che Eunews ha tradotto integralmente in italiano – viene indicata la strada da seguire per gli anni a venire, uno dei modi migliori per garantire competitività con sostenibilità.
“Dall’Africa all’India all’Asia centrale, sono alla ricerca di soluzioni tecnologiche pulite”, sottolinea von der Leyen. “L’Europa può ospitare industrie all’avanguardia in grado di esportare le soluzioni ad altri. Dovremmo essere la potenza industriale che soddisfa questa crescente domanda di tecnologie pulite“. Ecco dove rapporto Draghi e Green Deal si incontrano, in una battaglia tutta geopolitica condotta contro la Repubblica popolare.
Pechino è già fortemente presente in America Latina, con l’UE in ritardo e con un accordo commerciale con i Paesi Mercosur concepito anche per colmare rapporti di forza. Governo cinese e aziende collegate al governo sono già presenti in Africa e in Asia, e la Repubblica popolare controlla da sola materie prime fondamentali per la green economy. Nello specifico, ricorda von der Leyen, il 75 per cento della lavorazione del cobalto, il 90 per cento delle terre rare, il 100 per cento della grafite. Motivo che ha indotto la Commissione europea a creare alleanze per le risorse che possano aggirare il monopolio cinese per ciò che riguarda germano e gallio.
Terre rare, cobalto e litio: il piano Ue per le materie prime critiche è anti-Cina
Obiettivo dunque innovazione e investimenti, in energie rinnovabili e tecnologie pulite su cui costruire una nuova stagione industriale ed economica. Un tessuto concepito per le esportazioni più che per il mercato interno, per cui von der Leyen insiste sulla necessità di ammodernare e interconnettere le reti energetiche e di distribuzione. Motivo per cui annuncia interventi, come è suo solito fare in occasioni ufficiali. “Proporremo un ‘Pacchetto Reti’ e una nuova iniziativa per le autostrade energetiche“, che si concentrerà su otto colli di bottiglia critici nelle nostre infrastrutture energetiche, dai Pirenei al gasdotto transbalcanico, dallo Stretto di Øresund al Canale di Sicilia.
Nella strategia di rilancio competitivo e verde trova e deve trovare sempre più spazio il riciclo, quella natura circolare alla base dell’agenda europea messa a punto da von der Leyen stessa già nel suo primo mandato. “L’economia circolare è fondamentale per la nostra sicurezza di approvvigionamento”, insiste, e i numeri che offre servono a capire la portata della sfida. “Già oggi, con ogni chilogrammo di materie prime, produciamo il 33 per cento in più rispetto agli Stati Uniti e il 400 per cento in più rispetto alla Cina”. C’è dunque qui un “potenziale vantaggio competitivo se riuscissimo a espandere questa economia”. L’obiettivo è dunque fare il massimo con quello che si ha, “creare un’economia veramente circolare”.
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