Dispositivi indossabili e intelligenza artificiale: la nuova frontiera della medicina personalizzata che l’Ue deve avvicinare

Agosto 12, 2025 - 16:30
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Dispositivi indossabili e intelligenza artificiale: la nuova frontiera della medicina personalizzata che l’Ue deve avvicinare

Di Pietro Paganini

Con una certa sorpresa, le politiche della Casa Bianca per migliorare la salute degli americani si stanno concretizzando. Dopo il Presidential Fitness Test, uno strumento simbolico ma anche pratico per riportare l’attività fisica al centro delle politiche di prevenzione, arriva ora un passo concreto sul fronte digitale e tecnologico. L’amministrazione Trump, attraverso i Centers for Medicare & Medicaid Services (CMS), ha annunciato un’iniziativa per modernizzare l’ecosistema sanitario nazionale: un quadro di interoperabilità che permetta a ogni cittadino di accedere in modo sicuro, diretto e completo ai propri dati sanitari, integrandoli con dispositivi indossabili, piattaforme digitali e agenti di intelligenza artificiale. È un’iniziativa che, al di là di come la si pensi sul Presidente USA, dovrebbe spingere anche l’Europa a intraprendere un percorso simile a livello comunitario, stimolando integrazione e interoperabilità, pur salvaguardando l’indipendenza dei sistemi sanitari nazionali.

Non è un semplice aggiornamento tecnico: è un cambio di paradigma. Si passa dalle terapie e dalle raccomandazioni generiche all’azione personalizzata. Non si impone a tutti come curarsi o cosa mangiare, secondo il vecchio paradigma “one-size-fits-all”, con regole paternaliste inefficaci e dannose per la libertà di scelta e per l’economia. Si investe invece in tecnologie che permettono a ciascuno di sapere cosa è meglio per sé, sulla base di evidenze scientifiche e dati reali: stile di vita personalizzato e nutrizione di precisione. È una coincidenza solo apparente che questa iniziativa sia stata annunciata proprio mentre, all’ONU, i rappresentanti dei Paesi membri si affannano a trovare un documento comune per ridurre le malattie non trasmissibili in vista della prossima Assemblea Generale di settembre e dell’High Level Meeting 4 (HLM4). Gli Stati Uniti, critici verso OMS e ONU, si confermano ancora una volta pragmatici.

I vantaggi sono tangibili. Un wearable connesso può monitorare la glicemia in tempo reale e suggerire scelte alimentari immediate, prevenendo picchi pericolosi. Può incrociare sonno, attività fisica e stress per raccomandare non solo cosa mangiare, ma quando, ottimizzando il metabolismo. Può integrare dati ambientali, come la qualità dell’aria, per modulare idratazione e nutrienti. È la vera dieta di precisione: dinamica, contestualizzata, adattata all’individuo.

Da anni sostengo che, in tema di malattie non trasmissibili, sia necessario superare le attuali politiche di salute pubblica, perché inefficaci. La medicina di precisione e, in particolare, la nutrizione personalizzata, è già realtà, come dimostra l’entusiasmo con cui le big tech statunitensi sono pronte a investire in infrastrutture, interoperabilità e nuovi strumenti per cittadini e pazienti. Si tratta di una grande iniziativa di prevenzione: monitorare il proprio stato di salute e compiere scelte razionali consente di evitare l’insorgere di patologie. Non significa solo curare meglio, ma prevenire. E prevenzione non vuol dire screening o diagnosi precoce: vuol dire adottare uno stile di vita che riduca alla radice il rischio di ammalarsi, aumentando così longevità e qualità della vita.

Negli USA il 70% della popolazione è sovrappeso, e di questa il 40% è obesa. Un terzo utilizza già wearable per il benessere fisico e mentale, ma spesso in modo discontinuo. È il fenomeno dell’abbandono: si acquista il dispositivo, si scarica l’app, si inizia con entusiasmo, poi si smette. Il mercato sta reagendo con incentivi, ad esempio premi assicurativi ridotti in cambio di attività fisica quotidiana, e con tecnologie più intuitive e coinvolgenti. Per alcuni questi meccanismi sono discutibili, ma stanno accelerando l’adozione e l’uso continuativo. Rimangono quindi due terzi degli americani da coinvolgere e da educare: una sfida enorme, ma la strada è intrapresa e il cambiamento potrebbe essere rapido.

E l’Europa? Resta impantanata in vecchi schemi. Francia, Germania e soprattutto l’Olanda, storici innovatori nella nutrizione, dovrebbero guidare lo sviluppo di infrastrutture digitali sicure, garantire interoperabilità e promuovere wearable e AI come strumenti di libertà, non di controllo. Invece continuano a proporre bollini e tasse, mentre obesità e malattie non trasmissibili crescono e le aspettative di vita rischiano di calare, secondo alcune proiezioni.

Piaccia o meno, gli Stati Uniti stanno dimostrando che “Make America Healthy Again” non è solo uno slogan populista, ma si sta prefigurando come una strategia concreta che unisce investimenti, innovazione e libertà di scelta. La domanda per Bruxelles è semplice: vogliamo continuare a discutere di bollini e tasse come unici strumenti contro le malattie non trasmissibili, o dare ai cittadini gli strumenti per vivere meglio e più a lungo? Di certo, questo significherebbe anche che noi europei dovremmo affidarci alla tecnologia statunitense, e depositare i nostri dati più sensibili, compresi quelli relativi al DNA e al metabolismo, sui server delle multinazionali americane.

Il piano USA è un piano di investimenti e integrazione che da noi non c’è. Vorrei una medicina personalizzata ma vorrei evitare che siano algoritmi fuori controllo a dirmi cosa fare o data center fuori dal controllo europeo.

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Redazione Italia24 News