UE valuta fondi per militarizzare i confini orientali contro la Russia
La Commissione UE studia sostegni finanziari per rafforzare i confini orientali e difendere l’Europa dalle minacce militari e ibride provenienti da Mosca.

Russia, l’Ue valuta sostegno finanziario per la militarizzazione dei confini orientali
Bruxelles, 7 luglio 2025 – Alla luce delle crescenti tensioni militari e delle minacce ibride provenienti da Mosca e Minsk, la Commissione europea sta valutando l’ipotesi di destinare risorse finanziarie comuni al rafforzamento dei confini orientali dell’Unione. Una mossa significativa che segna un ulteriore passo verso una politica di difesa più integrata, in risposta a un contesto di sicurezza sempre più instabile.
Lo ha confermato il commissario europeo per la Difesa, Andrius Kubilius, spiegando che “le minacce gravi e persistenti lungo le frontiere orientali impongono all’Ue di esplorare strumenti di sostegno per garantire la sicurezza collettiva”.
Il contesto delle tensioni
Negli ultimi mesi, Paesi come Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia hanno intensificato i propri programmi di difesa, realizzando nuove infrastrutture militari, barriere fisiche e sistemi di sorveglianza tecnologica. Progetti come il cosiddetto “East Shield” in Polonia e la linea difensiva baltica stanno sorgendo lungo i confini esterni dell’Unione, interamente finanziati, al momento, dai singoli bilanci nazionali.
Queste iniziative rispondono all’escalation bellica in Ucraina e agli episodi di destabilizzazione provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia, tra cui flussi migratori strumentalizzati e attività informatiche ostili.
Gli strumenti finanziari allo studio
A Bruxelles si ragiona su diverse opzioni per affiancare finanziariamente i Paesi più esposti. Tra queste:
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Riallocazione di fondi di coesione: destinati, in parte, a rafforzare infrastrutture a uso duale, civile e militare.
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Programmi europei per l’industria della difesa: volti a sostenere progetti nazionali attraverso finanziamenti diretti o contributi a fondo perduto.
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Nuovi strumenti finanziari comuni: nell’ambito dell’iniziativa “Readiness 2030”, che punta a mobilitare risorse per sviluppare capacità strategiche come droni, sistemi difensivi avanzati e logistica militare.
Kubilius ha sottolineato la necessità di agire rapidamente: “Dobbiamo essere pronti a difenderci in tutti i settori, superando la mentalità del tempo di pace. Oggi la sicurezza è anche una questione economica e industriale”.
Preoccupazioni geopolitiche
Mosca ha più volte denunciato quella che definisce la “militarizzazione” dei confini Ue, interpretandola come una mossa ostile. Secondo il Cremlino, tali sviluppi rappresentano una minaccia diretta alla sicurezza nazionale russa e potrebbero comportare contromisure.
Tuttavia, per Bruxelles, il rafforzamento delle difese orientali è una scelta obbligata. La guerra in Ucraina ha cambiato radicalmente la percezione delle minacce, spingendo l’Ue a non delegare più solo alla NATO la sicurezza dei propri confini.
Verso un nuovo paradigma europeo
La possibile partecipazione dell’Ue al finanziamento delle infrastrutture militari orientali segnerebbe una svolta: da Unione prevalentemente economica e commerciale, a Unione anche garante della propria sicurezza territoriale.
La Commissione europea insiste, tuttavia, sul carattere difensivo delle misure, ribadendo che “la priorità resta proteggere la sovranità europea, la libertà di movimento e la stabilità politica degli Stati membri più esposti”.
Se il progetto riceverà il via libera politico e finanziario nei prossimi mesi, potrebbe rappresentare la più grande iniziativa di difesa comune mai sostenuta dall’Unione Europea, consolidando la trasformazione geopolitica avviata con il conflitto in Ucraina.
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