Niente accordo, la riforma della legge sul clima rinviata ai leader UE

Bruxelles – Obiettivi climatici per il 2040, niente da fare e tutto da rifare. I ministri degli Stati membri riuniti nel consiglio Ambiente non trovano l’accordo sulla modifica alla legge europea per il clima, né sulla lettera di intenti annessa, senza così introdurre target vincolanti in materia di sostenibilità e lotta al surriscaldamento del pianeta. La presidenza danese non può che prendere atto, decidendo di rinviare la questione ai capi di Stato e di governo. Spetterà a loro, a questo punto, stabilire la via da seguire e chiarire il mandato per i ministri dei rispettivi governi e Paesi.
Il regolamento noto come ‘legge europea sul clima’, approvata nel 2021, traduce in legge l’obiettivo stabilito dal Green Deal europeo per l’economia e la società europee di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La legge stabilisce anche l’obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. A luglio di quest’anno la Commissione europea ha presentato una proposta di modifica per introdurre un obiettivo di sostenibilità per il 2040, nella forma di una riduzione del 90 per cento delle emissioni nette di gas serra rispetto ai livelli del 1990.
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La presidenza danese ha fatto dei target sul clima al 2040 uno dei suoi cavalli di battaglia, un obiettivo da raggiungere nel corso del semestre. “L’Ue ha bisogno di una politica per il clima che renda certa la nostra responsabilità, che ci renda sostenibili mettendo in sicurezza imprese, cittadini e lavoro”, scandisce Lars Aagaard, ministro per il Clima e l’energia della Danimarca, presidente di turno del consiglio Ambiente, smentito nel suo ottimismo iniziale dai fatti. “Abbiamo avuto buoni progressi nelle ultime settimane, e vedo un compromesso potenziale” sul file, ma così non è. O meglio, si trova l’accordo per un rinvio ai leader
Lo chiedono Germania e Ungheria, certificando dubbi e divisioni diffusi. Perché alla richiesta di passare la palla ai capi di Stato e di governo si associano Francia (perché “ci sono ancora punti su cui dover lavorare”, scandisce la ministra Agnès Pannier-Runacher, che chiede le condizioni utili all’industria per lavorare), Romania (che chiede valutazione d’impatto), Polonia (per cui la natura strategica del provvedimento richiede discussione dei leader), Repubblica ceca (che vuole limiti e obiettivi chiari stabiliti dal Consiglio europeo), Slovenia (per criticità ancora esistenti, quali uso del suolo e trasporto stradale) Slovacchia, Belgio e Bulgaria (espresse riserve per la mancanza di garanzie sulla fattibilità degli obiettivi e il rispetto delle caratteristiche nazionali).
Anche l’Italia, attraverso il ministro dell’Ambiente della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, accoglie la scelta di rimettere tutto nelle mani dei leader. “Su temi così importanti, che comprendono l’intera economia di ciascun Paese, è fondamentale che si esprimano i Capi di Stato e di Governo“. Per questo motivo “ringrazio la Presidenza danese per il lavoro svolto sin qui e soprattutto per la scelta di rinviare le decisioni finali sulle modifiche alla legge clima al Consiglio europeo”. E’ questa “una decisione di grande responsabilità e rappresenta anche un forte segnale politico che riconosce la complessità e l’impatto strategico di questo dossier, che non può essere affrontato senza un chiaro indirizzo del Consiglio europeo”.
L’ambizione europea di presentarsi alla conferenza sul clima dell’ONU (COP30, in programma in Brasile dal 10 al 21 novembre) con obiettivi vincolanti al 2040 e porsi come esempio di virtuosità rischia di essere vanificata da un calendario improvvisamente ridotto e serrato.
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