Von der Leyen di fronte a due mozioni di sfiducia. La maggioranza dell’Eurocamera le fa scudo

Strasburgo – Due mozioni, due voti e due discorsi contro la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Oggi (6 ottobre), nella prima giornata dell’Assemblea plenaria di Strasburgo, le due ali estreme del Parlamento – Patrioti per l’Europa (PfE) e La Sinistra (The Left) – hanno presentato due proposte distinte per far cadere la Commissione.
“Votare la sfiducia non significa votare contro l’Europa, ma salvarla” ha affermato Jordan Bardella, presidente del gruppo dei Patrioti. Per Manon Aubry, capogruppo di The Left, invece, la presidente si deve dimettere perché è “complice del genocidio a Gaza a causa della sua inazione”.
Le proposte saranno votate giovedì 9 ottobre, sapendo già quasi con certezza di non riuscire a ottenere l’obiettivo dei due terzi dei voti, visto che nessuno tra Socialisti & Democratici, Verdi, Renew o i Conservatori si è detto disponibile a sostenerle. In ogni caso, le due iniziative hanno alcune affinità, anche se i due gruppi non le appoggeranno vicendevolmente.
Le mozioni di censura
I Patrioti si sono concentrati sui problemi economici e sugli allargamenti “insensati” dell’Unione. Come affermato da Bardella: “Con l’annessione della Turchia avremo come confini Stati come Siria e Iraq”, mentre sul tema degli accordi con gli Stati Uniti “è stata firmata con Trump la resa commerciale dell’Europa”. Le critiche più aspre sono rivolte all’accordo commerciale con il Mercosur e, soprattutto, alla proposta sulla nuova PAC (Politica agricola comune), “che ha messo in ginocchio gli agricoltori”.
Molti di questi punti sono cari anche alla Sinistra. Aubry ha sottolineato come “la presidente ha chiuso l’accordo con l’America Latina aggirando i governi nazionali, uccidendo la nostra agricoltura e uccidendoci con pesticidi pericolosi”. La Sinistra, a differenza dei Patrioti, ha dato però grande peso alla crisi a Gaza. “La Commissione si è rifiutata di interrompere ogni rapporto commerciale con Israele, mentre siamo al 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia” ha ricordato la capogruppo di The Left.
La risposta di von der Leyen
La risposta della presidente è stata senza pathos né paura. La consapevolezza che le due mozioni non otterranno il sostegno dell’emiciclo le ha dato l’occasione per un nuovo discorso di unità, basato sulla gravità delle minacce esterne. “Il nostro mondo si trova nella situazione più precaria e pericolosa degli ultimi decenni. E l’Europa è in stato di massima allerta, a causa delle incursioni spericolate nel nostro spazio aereo”. L’accusa ai suoi critici è quella di vantarsi delle “crepe dell’edificio dell’Europa e della unità scossa all’interno della nostra Unione”.
Tra i Popolari, la voce grossa al posto della presidente l’ha fatta il collega Manfred Weber, capogruppo del PPE (Partito Popolare Europeo): “Avete usato questa mozione di sfiducia come semplice strumento di propaganda; spero che abbiate raccolto abbastanza video per la vostra campagna social”. I punti di contatto tra le due iniziative non sono sfuggiti a Weber, che ha suggerito ai due di fondare “un nuovo partito che si chiama WAAA (We Are Against, Siamo contrari, ndr)”, aggiungendo che, mentre von der Leyen trattava con Trump, i principali leader dei Patrioti erano concentrati a fare altro. “Matteo Salvini – ha continuato il capogruppo – nuotava tra giocattoli gonfiabili”.
La maggioranza
Weber può però esultare poco. Tra le fila della maggioranza, non è certo tutto rosa e fiori. La presidente di S&D (Socialisti e Democratici), Iratxe García Pérez, ha alzato i toni contro von der Leyen: “Si è prostrata davanti a Trump”, ma, nonostante il malcontento, “non voteremo per sostenere la mozione della Sinistra”.
In un clima di accuse spudorate, il più moderato (contro ogni pronostico) sembra essere Nicola Procaccini, capogruppo dei Conservatori europei. Riferendosi all’accordo con Trump, ha strizzato l’occhio alla maggioranza: “Non si tratta dell’accordo perfetto, ma del migliore possibile”. L’italiano si è lasciato andare anche a un ammonimento rivolto alle sinistre europee: “È interessante notare come non si colga il nesso di causa-effetto che c’è tra il Green Deal e un malessere sociale, ed è uno dei motivi per cui gli europei stanno votando per la destra e non per la sinistra”.
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