Sui dazi l’Europa cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno

Agosto 21, 2025 - 19:30
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Sui dazi l’Europa cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno

Bruxelles – La politica europea reagisce all’accordo raggiunto con la Casa Bianca sui dazi. Nell’attesa che il documento congiunto venga tradotto in testo legale, c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi punta il dito contro le lacune della soluzione negoziata in mesi di intense trattative sulle due sponde dell’Atlantico.

Non si sono fatti attendere i commenti alla dichiarazione congiunta Usa-Ue, pubblicata oggi dopo quasi un mese dall’accordo di principio stipulato in Scozia tra Donald TrumpUrsula von der Leyen. Il testo in 19 punti “assicura le migliori condizioni possibili per le imprese e i consumatori europei”, garantisce il capo dell’esecutivo comunitario, che deve portare acqua al proprio mulino e vendere un accordo fortemente asimmetrico come un grande successo.

Un successo, sostiene, che fa del club a dodici stelle “l’unico partner (di Washington, ndr) al mondo con un tetto tariffario onnicomprensivo“. Bruxelles, dice, ha addirittura ottenuto la “garanzia esclusiva di un limite ai dazi per i settori farmaceutico e dei semiconduttori”, un tetto al 15 per cento “per la stragrande maggioranza dei prodotti, comprese auto e medicinali” nonché “dazi ‘zero-per-zero’ su prodotti come aeromobili, sughero e farmaci generici”, e infine un “impegno congiunto a ridurre ulteriormente i dazi“. Il tutto salvaguardando “la posizione competitiva degli esportatori” e tutelando “milioni di posti di lavoro”.

Le ha fatto eco, seppur con toni meno trionfalistici, il presidente del Consiglio europeo António Costa: secondo l’ex premier portoghese l’intesa, finalmente messa nero su bianco, “garantisce prevedibilità e stabilità ai legami economici transatlantici e alle imprese europee”, ma rimane il fatto che l’Unione “deve continuare ad approfondire ed espandere le proprie partnership commerciali globali“.

Tocca a Maroš Šefčovič, commissario al Commercio, l’ingrato compito di presentare in conferenza stampa i risultati concreti di mesi di negoziati e difendere quella che il Berlaymont dipinge come una vittoria. “Per noi, settori particolarmente importanti sono il vino, i distillati e la birra”, ammette di fronte ai cronisti. Purtroppo “non siamo riusciti” a inserirli “tra quelli nel livello della nazione più favorita – Mfn nell’acronimo inglese – ma le porte non sono chiuse”, spiega, “perché entrambe le parti hanno concordato di valutare altri settori in futuro“.

Palla in tribuna, dunque, e intanto si faccia buon viso a cattivo gioco. Poteva andare peggio. Del resto, evidenzia Šefčovič, l’Ue è riuscita a mantenere intaccata la propria “autonomia regolamentare“, che ha rigorosamente tenuto fuori dai negoziati commerciali questioni parallele come le norme sul digitale (Dsa e Dma) resistendo alle “pressioni” dell’amministrazione a stelle e strisce.

Maros Sefcovic
Il commissario Ue al Commercio, Maroš Šefčovič (foto: Christophe Licoppe/Commissione europea)

Un “passo importante” anche secondo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che rivendica come l’Italia abbia “sempre sostenuto un approccio costruttivo nel dialogo transatlantico” e puntualizza che “questo non è un punto d’arrivo, ma un primo passo verso una cooperazione che si estenderà nel tempo a nuovi settori“.

Ma dal Belpaese arrivano anche pesanti critiche sia all’accordo sia alla premier Giorgia Meloni, accusata dalle opposizioni di essersi arresa ai diktat della Casa Bianca. Pur vedendo il bicchiere mezzo pieno rispetto alla “tutela del settore automobilistico” e alle “garanzie di mantenere i dazi su settori delicati come la farmaceutica e il legno entro il 15 per cento”, l’eurodeputato Pd Brando Benifei punta il dito contro Palazzo Chigi.

“Sui settori chiave per l’Italia il risultato non è per nulla positivo: nessuna esenzione per l’export di prodotti industriali e neppure per i prodotti agricoli, della pesca e vitivinicoli – attacca il coordinatore dei Socialisti nella commissione parlamentare sul Commercio internazionale (Inta) all’Aula di Strasburgo  – mentre gli americani pretendono azzeramenti e sensibili riduzioni dei dazi per questi settori”.

“La Germania ottiene un risultato sulla sua primaria priorità, l’export automotive, mentre l’Italia sui prodotti industriali e sull’agricoltura si espone a danni significativi: il nostro governo dormiva mentre si negoziavano questi punti?”, affonda. E promette di aiutare a ribilanciare la situazione in sede di emiciclo (l’Eurocamera dovrà ratificare l’accordo, quando verrà tradotto in testo legale): “Ci impegneremo dal Parlamento Europeo a ottenere miglioramenti e riduzioni a questi dazi sapendo purtroppo di non poter contare sul governo italiano”, dichiara.

Brando Benifei
L’eurodeputato Pd Brando Benifei (foto: Brigitte Hase/Parlamento europeo)

“Il comunicato di oggi sancisce la sconfitta per l’export europeo, in nome di una inspiegabile sudditanza all’amministrazione Trump e un danno gravissimo per l’economia italiana“, lamenta il suo collega di partito Dario Nardella, promettendo di dare battaglia “perché l’accordo cambi sostanzialmente e non si trasformi in una resa incondizionata nei confronti degli Usa”. Di “pantomima” e “debacle”, tanto per l’Europa quanto per il Made in Italy, parla anche l’eurodeputata dem Camilla Laureti.

Anche da Parigi trapela insoddisfazione. “La Francia lavorerà per ottenere ulteriori esenzioni” soprattutto su vini e liquori, annuncia il titolare transalpino del Commercio estero, Laurent Saint-Martin, sostenendo che “la storia non è finita” qui.

Sollevato, invece, il suo omologo irlandese, il vicepremier Simon Harris, che accoglie positivamente la “importante protezione per gli esportatori irlandesi che avrebbero potuto essere soggetti a dazi molto più elevati”. L’accordo quadro presentato oggi, ha dichiarato, “offre un primo passo per negoziare un accordo più completo e formale con gli Usa”, e ora il suo governo valuterà “quali altre esenzioni possono essere apportate in aree di interesse” per l’export nazionale.

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Redazione Italia24 News