Trump minaccia chi regola le attività delle aziende digitali. L’Ue risponde: Da noi le regole le facciamo noi

Bruxelles – L’accordo sui dazi che secondo i negoziatori dell’Unione europea avrebbe dovuto dare “prevedibilità” alle relazioni commerciali con gli Stati Uniti sembra essere sul punto di saltare, a pochi giorni dalla sua presentazione. Il presidente degli Usa Donald Trump in un post sul suo social “Truth” ieri sera ha criticato aspramente “tasse digitali, leggi, norme o regolamenti” che possano diventare ostacoli per “le nostre incredibili aziende” del digitale e dunque ha minacciato di imporre dazi doganali a qualsiasi Paese imponga tasse sul digitale o stabilisca limiti normativi all’operatività delle aziende tecnologiche statunitensi.
“In qualità di presidente degli Stati Uniti, mi opporrò ai Paesi che attaccano le nostre incredibili aziende tecnologiche americane. Le tasse digitali, la legislazione sui servizi digitali e le normative sui mercati digitali sono tutte progettate per danneggiare o discriminare la tecnologia americana”, ha scritto Trump.
Trump non ha attaccato direttamente l’Unione europea, ma non è un mistero che i suoi negoziatori abbiano fatto e stiano ancora facendo di tutto per ammorbidire le regolamentazioni dell’Unione come il Digital Markets Act (Dma) e il Digital Services Act (Dsa).
Da Bruxelles la risposta arriva da Paula Pinho, portavoce della Commissione, la quale, interrogata dai giornalisti risponde che “l’Unione ha il diritto sovrano di regolare le attività economiche che si svolgono sul suo territorio” e ricorda che le questioni Dsa e Dma “non sono parte dell’accordo” siglato con gli Usa. La portavoce insiste che l’intesa, nonostante le ultime dichiarazioni di Trump, “ha portato stabilità e prevedibilità” al mercato, ed ora “stiamo lavorando alla proposta legislativa per metterlo in pratica”. Proposta che dovrebbe essere presentata, si conferma, entro il mese di agosto.
Il Dma è stato concepito per impedire alle grandi piattaforme online di abusare del loro potere di mercato, mentre il Dsa stabilisce regole su come le piattaforme devono gestire i contenuti dannosi e la disinformazione, ” e nessuno dei due mira a qualche azienda in particolare, non consideriamo le nazionalità, guardate alle decisioni che abbiamo presto su TicTok o Temu“, afferma un portavoce della Commissione.
La dichiarazione congiunta, aveva spiegato la Commissione europea all’atto della sua presentazione pubblica il 21 agosto, non contiene alcun impegno in materia di regolamentazione digitale dell’Ue: “Abbiamo chiarito agli Stati Uniti che non erano in discussione modifiche alla nostra regolamentazione digitale, ovvero alla legge sui mercati digitali e alla legge sui servizi digitali”, affermava una nota del Berlaymont.
“Trump ha minacciato ‘tariffe sostanziali’ e restrizioni all’export contro ogni Paese che deciderà di applicare tasse sul digitale o di far rispettare i regolamenti e la legislazione digitale europea. Se qualcuno avesse ancora dubbi, ora è chiaro a tutti: in Scozia non è stato raggiunto alcun accordo, solo una tregua. E quella tregua è già rotta”, afferma oggi Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito Democratico Europeo. Secondo il parlamentare “è arrivato il momento per l’Europa di difendere seriamente i propri interessi, andando avanti con la piena attuazione della nostra legislazione digitale e attivando senza esitazioni gli strumenti anti-coercizione”. Il monito dell’ex sottosegretario agli Affari europei è che “l’Unione non può permettersi ambiguità: sono in gioco le nostre regole, la nostra sovranità, il nostro futuro e la nostra libertà”.
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