Francia, il premier Bayrou annuncia un voto di fiducia (a rischio) sul bilancio

Bruxelles – François Bayrou ci riprova. Il primo ministro francese ha annunciato per il mese prossimo un voto di fiducia sul piano di bilancio per il 2026, con cui vorrebbe riportare il deficit statale sotto al 5 per cento del Pil. Ma sembra destinato a perderlo, vista l’opposizione di una parte considerevole delle forze politiche. Un’eventuale crollo del governo aggraverebbe ulteriormente la peggiore crisi politica della storia moderna del Paese.
La notizia, inaspettata, è arrivata nella serata di ieri (25 agosto). L’inquilino di Palazzo Matignon, leader del partito centrista Mouvement Démocrate (MoDem) e stretto alleato del presidente Emmanuel Macron, ha annunciato una convocazione straordinaria dell’Assemblée nationaleil prossimo 8 settembre, un paio di settimane prima della ripresa naturale dei lavori parlamentari, per sottoporre ai deputati il proprio piano di bilancio per il 2026 e porvi la questione di fiducia.
“Quando la casa va a fuoco o quando stai per affondare, devi riconoscere la situazione“, ha dichiarato monsieur le premier ministre, prendendo atto della strada strettissima che si trova di fronte e ammonendo che “è in gioco la nostra libertà”. La sua proposta è un piano d’austerità da 43,8 miliardi di euro tra tagli alla spesa e nuove tasse, volto a ridurre il deficit monstre di Parigi da 5,8 a 4,6 punti di Pil (il limite europeo è fissato al 3 per cento).
Per finanziare una simile manovra, Bayrou ha addirittura ventilato la soppressione di due giorni festivi (il lunedì di Pasquetta e l’8 maggio, in cui si celebra la fine della Seconda guerra mondiale), scatenando forti proteste sia in Parlamento sia nelle piazze. Il premier sa bene quanto sia impopolare il suo progetto di bilancio e quanto sia reale il rischio di portare a sbattere il suo esecutivo di minoranza, ma a quanto pare ha deciso di giocare d’anticipo anziché attendere una mozione di censura che sarebbe immancabilmente arrivata nelle prossime settimane.
Tre gruppi parlamentari – la sinistra radicale de La France insoumise (Lfi), gli ambientalisti di Les Écologistes (Eelv) e l’estrema destra del Rassemblement national (Rn) – hanno già annunciato che non lo sosterranno. Complessivamente, si parla di almeno 220 seggi sui 577 totali dell’emiciclo.
Ora, tutti gli occhi sono puntati sulle mosse del Parti socialiste (Ps) di Olivier Faure, che coi suoi 66 eletti sarà determinante nel decretare le sorti del primo ministro: per tenerlo in sella, non basterà l’astensione. Ma il leader socialdemocratico avrebbe già escluso questa ipotesi, come conseguenza del fallimento dei negoziati coi centristi sulla controversa riforma delle pensioni.
Proprio sulla legge di bilancio era caduto anche il predecessore di Bayrou, il neogollista Michel Barnier. L’ex negoziatore Ue per la Brexit era stato sfiduciato a dicembre dopo soli tre mesi in carica (segnando il record negativo della Quinta Repubblica), impallinato dalle opposizioni su una manovra “lacrime e sangue” da 60 miliardi. Lo scorso gennaio, Bayrou era riuscito a evitare la censura avanzata dal leader di Lfi, Jean-Luc Mélenchon, venendo salvato dai voti di socialisti e lepenisti.
Se il premier non riuscirà a ripetere quel successo, sarà il terzo governo a venire disarcionato nel giro di un anno. La Francia sta attraversando la peggiore crisi politico-istituzionale della sua storia moderna da quando, nel giugno 2024, Macron ha convocato elezioni legislative anticipate nel tentativo di prendere in contropiede l’estrema destra. Quel giochetto però gli si era ritorto contro, consegnando la maggioranza relativa al fronte unitario delle sinistre (il Nouveau Front Populaire) e producendo l’Assemblea più balcanizzata mai vista negli ultimi 67 anni.
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